Cinque settimane di vacanza.
Non avrei mai
creduto possibile si potessero fare cinque settimane di vacanza. Il bello di
essere consulente. Si perché Felix invece ha dovuto spezzare le vacanze in due
e tornare in Somalia.
Questo ha avuto due effetti, direi entrambi positivi.
Uno
è stato che io e i bambini ce ne siamo andati a Parigi con la nonna e ci siamo
divertiti come dei matti tra parchi dei divertimenti (no, non siamo stati a
Eurodisney, anche se l’intenzione iniziale c’era, perché mamma ha avuto la
brillante idea di comprare una guida su cosa fare a Parigi con i bambini ed ha
scoperto cose come il Jardin d’Acclimatation che è l’antesignano di tutti i
parchi divertimenti), musei (ce lo vedete Filippo al museo di storia
naturale??) e acquari. Senza dimenticare gli immancabili parchetti giochi di
quartiere ovviamente.
Il secondo effetto positivo è stato che papà è potuto
rientrare a Nairobi con due valige zeppe, al limite del peso consentito e
straripanti di tutto quello che avevamo comprato fino a metà vacanza e questo
ha fatto sì che in totale siamo rientrati in Africa con sette valige piene di
tutte quelle cose che facciamo fatica a trovare qui o che hanno un prezzo fuori
da ogni controllo (ma lo sapete che un pacco di pasta costa il triplo che in
Italia?? Menomale che i geni tedeschi della famiglia ci rendono un po’ meno
dipendenti da certe cose…).
E’ stato un po’ come tornare dalle vacanze
di Natale, pieni di giocattoli nuovi.
Il rientro è stato bello, con il nostro
amico Crispin che ci aspettava all’aereoporto (cioè, con noi che abbiamo
aspettato il nostro amico Crispin all’aereoporto per mezz’oretta…), le strade
trafficate e i matatu sfreccianti, l’arrivo a casa da superstar con il cancello
aperto da ben due guardie contemporaneamente, nemmeno fossimo la famiglia
presidenziale (e sì, perché adesso abbiamo due guardie la notte, ve l’avevo
detto?) e la nostra fedelissima tata che era già arrivata e ci aspettava in
veranda con la sua pettinatura nuova a treccine super trendy e colorate.
Il rientro è avvenuto la sera, al buio. La
mattina ci aspettava il cielo grigino dell’estate keniota…
Ad ogni modo dopo il pieno di sole che
abbiamo fatto in Europa, un po’ di cielo grigio non ci ha scandalizzato.
Il
freddo (freddo…quei 18 gradi a cui non eravamo più abituati!) sì invece e
infatti abbiamo subito acceso il camino. Non è male accendere il camino la sera
e starsene in poltrona a sorseggiare vino rosso e guardare la tv (Luther, in
particolare, una serie inglese che più splatter….).
I bambini hanno ripreso la scuola senza
troppi traumi, nonostante le classi shekerate per cui non si ritrovano più con
gli stessi compagni (ma aiuta la socializzazione….), papà ha ricominciato a
tuffarsi nel traffico mattutino per raggiungere l’ufficio e mamma è tornata
all’ospedale psichiatrico dove un giorno si parla di fare una cosa e il giorno
dopo l’esatto contrario.
La settimana è passata rapidissima, un po’
perché disfare sette valigie richiede tempo ed energia e occupa tanto e un po’
perché appena arrivati abbiamo incontrato amici che forse sul serio o forse per
provare ci hanno lanciato l’idea di andare insieme al Masai Mara perché ci sono
le migrazioni.
Subito!
Quindi i pomeriggi sono passati ancora più
velocemente a organizzare, trovare un posto che non fosse già prenotato da
cinque mesi, mettersi d’accordo sui tempi, sul cibo, su un sacco di cose.
Spostare due famiglie con cinque bambini
in tutto non è proprio una passeggiata....
E comunque questo ci ha portato al Masai
Mara, nel finesettimana e siamo contenti di aver preso la palla al balzo,
altrimenti non ci saremmo mai andati perché quando si preparano troppo le cose
alla fine si rimanda e basta.
E abbiamo passato un finesettimana
favoloso….
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