venerdì 23 dicembre 2011

Parchiderma

Ieri dovevo andare in città.

Arrivo esattamente dal lato giusto, dove sapevo avrei trovato un parcheggio e poi da lì a piedi dieci minuti a trovare un'amica.
Arrivo e trovo subito un posto. Proprio subito, alla prima non me l'aspettavo. Sì, sapevo che il parcheggio era a pagamento, ma comunque non mi aspettavo tanto.

E in più accanto alla macchinetta per pagare (Parchimetro? Parcometro? Parchiderma...).

Pronta ad un importo sostanzioso, visto che dovevo rimanere qualche ora, tiro fuori un biglietto da 20, tanto il parchiderma dà il resto, giusto?
Invece no, mi trovo davanti un pachiderma con scritte in turco, un sacco di inutili informazioni a proposito di biglietti dell'autobus (non era una macchinetta per i biglietti dell'autobus, ho controllato...) ed un adesivo grande mezzo parchiderma che parla di sosta rotatoria o un concetto simile.
Dopo aver sfrondato le informazioni inutili, riesco finalmente a capire la tariffa: due euro la prima ora e tre quelle successive.
Sosta rotatoria evidentemente vuol dire che se non ti togli velocemente di torno ti prosciugano il conto in banca così impari ad osare parcheggiare e ad avere una macchina.
Uno potrebbe a rigor di logica spostare la macchina ogni ora, proprio a fare il pignolo taccagno, così salva un euro all'ora, ma probabilmente la storia delle polveri sottili e tutto il resto ne risentirebbe.

Scoraggiata dal costo, ma soprattutto dal fatto che il parchiderma non prende biglietti ma solo monetine (uno per stare un pomeriggio deve arrivare con una cariola...), chiedo qualche informazione ad un tipo che piuttosto che parcheggiare negli appositi spazi aveva appena battuto la macchina contro un palo e che alla fine non mi ha dato nessuna risposta utile.

Così mi rimetto in moto nella speranza di trovare di meglio e per poco non entro contromano in un parcheggio con sbarra dove chiedo lumi ad un altro tipo che ha appena pagato il suo obolo.
Il tipo è carino, ma logorroico e mi spiega che:
a) la tariffa è proprio quella, non se ne esce, ma che lui è stato solo un'ora quindi non può dirsi certo di quanto costi la seconda nel parcheggio in questione
b) dove avevo parcheggiato prima è solo per residenti (Ma non era gratuito per i residenti? Come accidenti fanno i residenti a parcheggiare?), quindi anche se avessi pagato con un mutuo mi sarebbe comunque arrivata una multa
c) sono entrata dall'uscita e farei meglio a togliermi di torno prima che i gestori se ne accorgano, chiamino un vigile, mi mettano le ganasce e mi portino in questura ammanettata e comunque lui deve uscire proprio da lì, quindi aria.

Ingrano la retromarcia e cerco di capire come tornare sul viale principale e alla vera entrata del parcheggio e per poco non mi infilo nella zona a traffico limitato, piena zeppa di telecamere che ti fanno un book fotografico appena ci passi sotto, a te e alla tua macchina e sei schedata per sempre. La manovra che ho fatto per non farmi fare il book è stata probabilmente da codice penale, ma per ora non sono ancora schedata e questo è l'importante.

Entro finalmente dalla parte giusta del parcheggio e scopro che la metà degli spazi sono privati, riservati o in divieto di sosta (ma se non si può sostare in un parcheggio, dove si può??), ma alla fine ne trovo uno, ci schiaffo la macchina ed esco di corsa dal parcheggio con mezz'ora di ritardo sull'ora dell'appuntamento.

Vabbé, ho la scusa che ormai mi sono africanizzata su certe cose...

mercoledì 21 dicembre 2011

Dik Dik

Filippo davanti al computer mentre papà fa vedere le foto dell'Africa al nonno.

Arriva questa foto e lui urla Dik Dik senza battere ciglio.

Magari non ha ancora capito bene la differenza tra un gallo e una gallina, però certi animali africani li riconosce subito.

Sono soddisfazioni, no?


martedì 20 dicembre 2011

C'era un volta un re....

Siamo tornati in Italia da più di una settimana e tutto il lavoro hakunamatatico di quasi sei mesi mi si sta disintegrando velocemente davanti agli occhi non appena cerco di riorganizzare la casa, i bimbi (senza asilo né tata...cosa può esserci di peggio??), le visite agli amici, le commissioni vitali (quattro o cinque salami per esportazione ad esempio...), e cose di questo tipo.

E' chiaro che ho bisogno di lavorare molto di più per togliermi di dosso questa attitudine stresseuropea; appena torno in Africa mi metto d'impegno!

Ad ogni modo, ho trovato un posto in Italia in cui la vita scorre così tranquilla e così lentamente da fare sembrare frenetico qualunque villaggio del Kenya, popolato da persone così rilassate al limite dell'indolenza da far impallidire Mama Africa e che probabilmente le darebbero della stresseuropea (o stressafricana, dipende dal punto di vista...).

Non nomino il posto giusto per non beccarmi querele (Possibile? Più che altro è possibile che qualcuno del posto legga il mio blog? Anzi, possibile che qualcuno del posto sappia cos'è un blog? Ok, non esageriamo...).

Nel posto in questione abbiamo dovuto fare due fermate di servizio: una in banca ed una in posta.

In un paesino di duecento anime (incluse quelle che non hanno più molto a che vedere con il corpo) è come passare a rendere omaggio al re e... e a chi? Allo speziale? Al capitano delle guardie reali? Al gran ciambellano?
Bo, insomma, fate voi, comunque alle due figure più importanti del paesotto.

Ci abbiamo schiacciato la mattinata (mattinata, due cose!) e abbiamo risolto solo una delle due questioni.

E parliamo la stessa lingua del re e dello speziale.

E conosciamo come vanno in genere le cose in Italia e quali sono i nostri diritti, più o meno.

E' giusto un pochino deprimente tornare nel proprio paese dopo qualche tempo e vedere queste cose.

Cose che c'erano anche prima, per carità, ma forse non le vedevamo o le consideravamo normali perché non avevamo un termine di paragone.

Adesso ce l'abbiamo.

E' il Kenya....


mercoledì 14 dicembre 2011

A metà

E' proprio buffo essere a casa.

Voglio dire a casa sul Lago perché una casa ce l'abbiamo anche a Runda, è solo in affitto, ma ha dentro tutta la nostra roba. 

Nella casa sul Lago invece non c'è niente (ieri Patasgnaffa, l'amichetta di Sveva mi ha chiesto una serie di cose e tutte le volte ho dovuto rispondere Mi dispiace, ma l'abbiamo portato in Kenya. All'ultima richiesta non mi ha neanche lasciato rispondere e mi ha preceduta dicendo Sì, lo so, l'avete portato in Kenya!) e faccio un po' fatica a cucinare qualcosa di diverso da insalata e mozzarella.

Sono passati solo cinque mesi da quando ce ne siamo andati all'alba, chiudendo tutto e volando verso l'avventura e sembra passata una vita.

Sono sorpresa in effetti dalla rapidità con la quale ci siamo ambientati ed abbiamo trovato i nostri punti di riferimento a Nairobi (grazie anche ad amici e alla facilità della condizione di espatriato...) e pensavo che tornare a casa sul Lago mi avrebbe confermato che in Africa tutto è bello e sul Lago tutto era bruttino, a cominciare dal tempo.

Il tempo in effetti non si è smentito, ma sono sempre più convinta sia l'effetto sciamanico della nostra famiglia, ma per tutto il resto devo ammettere che mi sono ritrovata a guardare il Lago e tutto quello che lo circonda con occhi diversi e adesso sono qui con un planning della settimana dove sto cercando di stipare tutte le cose da fare e tutte le persone da vedere e non è per niente facile.

Abbiamo molti più amici di quello che pensassi e soprattutto amici che hanno voglia di vederci, che incastrano i loro impegni pur di trovare il tempo di incontrarci e la cosa mi commuove.

La casa è bella, il giardino con il suo aspetto invernospettrale ha il suo fascino, la fattoria accanto ci ha regalato latte, formaggi e carne buonissimi (Filippo appena vede una bottiglia del latte comincia a cantare ia-ia-o perché la macchina distributrice del latte suona la canzoncina del la vecchia fattoria...), il gruppo d'acquisto ci ha provvisto di cavoli e arance a volontà (dopo un po' avere a disposizione tutte le verdure possibili a Nairobi stanca; avevamo bisogno di una dieta esclusivamente a base di brassicacee...) e alla fine ritroviamo tutti i nostri punti di riferimento qui e la cosa ci fa sentire a casa.

Insomma, abbiamo due vite parallele, due case, due gruppi di amici, due sistemi di riferimento, due di tutto ed è come sentirsi divisi a metà.

Ora come ora non saprei per quale vita propendere, davvero!

Oddio, un elemento unico in effetti c'è: la tata è solo in Kenya.

Menomale che abbiamo già il biglietto di ritorno....

lunedì 12 dicembre 2011

Back is Black

Proprio nero no, ma il rientro è un po' grigino.
Piove.
Che avevo detto?
Sto seriamente considerando di proporre l'intera famiglia per viaggi contro la siccità.

Gli sciamani. Rain family.

Il viaggio in economy è leggermente più scomodo di quello in business. Leggermente.
Ma la cosa che ci ha fregato è stato viaggiare di notte. Per fortuna il ritorno sarà di giorno. E in fin dei conti non è stato così drammatico, via.

Semplicemente mancava la tata....

La nota di colore l'hanno data le mie scarpe. Da ginnastica, usate molto di rado, praticamente nuove, ma datate.

Sono esplose, letteralmente.

Ovviamente nel momento in cui sono scesa dalla macchina di Crispin, il nostro tassista privato, arrivando all'aeroporto di Nairobi dopo una lunga ed estenuante sfida con il traffico e nell'impossibilità assoluta di fare un salto a prenderne un altro paio.

Sì, mi ero portata qualcosa in valigia, ma provate voi a fare un viaggio lungo con gli stivali invernali e il tacco alto. Ok, magari qualcuno ci riesce, ma io no.

L'alternativa era comprare un paio di sandali infradito masaai al duty free.
Mi sono immaginata a scendere dall'aereo a Malpensa con gli infradito masaai l'undici di dicembre e mi sono tenuta le mie scarpe esplose che in fondo non si notavano così tanto se non per il fatto di lasciare una scia di polverina bianca dappertutto.
Menomale che l'allarme antrace è passato da un po', al limite mi fermavano per trasporto di coca....

Comunque, siamo arrivati puntualissimi (grazie Swiss), i bagagli erano tutti ed integri (grazie a Dio), abbiamo trovato una mercedes ad aspettarci all'aereoporto (grazie Pini), la nostra casina calda calda e il pranzo pronto (grazie Lorena e Rino), siamo andati a fare la spesa al nostro supermercato abituale (spendendo una sassata per non comprare niente....decisamente abituati ormai allo standard africano!) e abbiamo spento le luci alle sette e mezzo circa (che comunque per noi sono le nove e mezzo, cioè l'ora abituale in cui andiamo a letto quando Felix si deve svegliare alle cinque-e-quarantacinque la mattina dopo) e buonanotte ai suonatori.

Adesso ci apsetta un'agenda fitta di impegni ed incontri, ma noi abbiamo dalla nostra l'effetto altitudine, con globuli rossi raddoppiati ed energia da vendere...
Torneremo in Kenya tra un mese, stravolti, lasceremo i figli in braccio alla tata sulla soglia di casa e ci riposeremo per una settimana.

Forse...

venerdì 9 dicembre 2011

Prima della pioggia

Prima della pioggia è un film del '94 che mi è piaciuto tantissimo, uno di quelli di cui mi ricordo la trama e anche le scene, cosa non da poco per me.

Volevo parlare della pioggia più che altro per scaramanzia.

Di solito in Italia abitiamo nella zona più piovosa, almeno questo è quello che ci ha detto l'agente immobiliare vendendoci la casa (non una grande mossa devo dire...intendo per noi comprare casa lì)
A me la pioggia è sempre piaciuta, ma ancora non conoscevo quella del Lago e dopo qualche anno siamo stati ben felici di lasciarcela alle spalle e partire per i mari del sud.

L'ultima estate, giusto prima di migrare, è stata una delle più piovose, senza tregua, eccezionale, etc, etc.

La pioggia ha smesso di cadere il giorno dopo che siamo partiti.

Siamo arrivati in Kenya in inverno per questo emisfero ed il tempo non era eccezionale per i locali, ma per noi, venendo da un'estate eccezionalmente piovosa, ci sembrava il paradiso.

Dopo due mesi che tutti ripetevano però che era un inverno eccezionalmente freddo, brutto e anche un po' piovoso, abbiamo cominciato a riflettere.

Poi è arrivata la stagione delle piogge che di solito va da ottobre a novembre (le piccole piogge) ed è durata quasi fino a metà dicembre e tutti a dire che era eccezionale, mai visto, incredibile, etc, etc.

Da due giorni c'è un sole splendente e si sta da Dio.

Domani sera partiamo per tornare sul Lago, dove ci dicono faccia freddo (per forza!), ma con giornate belle limpide.

Attenzione voi che state sul Lago, domenica mattina arriviamo, godetevi il sole finché potete, godetevela, prima della pioggia!

lunedì 5 dicembre 2011

La macchina del capo ha un buco nella gomma

L'altro giorno ho bucato.

Io non ci ho fatto molto caso, ma Fred, il giardiniere, se n'è accorto lavando la macchina (abbiamo un giardiniere che ci lava le macchine!! Quando gli ho detto che di solito aspettiamo la pioggia, mi ha guardata come se venissi da Marte...).

Ad ogni modo, normalmente si mette la ruota di scorta e poi si va a far cambiare la gomma incidentata.

La mia ruota di scorta aveva uno squarcio fatto probabilmente con il machete (è una delle tante sorpresine della Mercedes e di quelle brave persone che ce l'hanno venduta), per cui abbiamo ritenuto, io, Fred e James, la seconda guardia, soprannominato l'apricancello dalla Sveva, che fosse meglio arrivare al Village Market con la gomma bucata che con quella squarciata, e così ho fatto, a due all'ora, mettendoci una vita.
In Italia sarei andata nel panico più totale, non tanto per cambiare la gomma, ma per il fatto di dover riprendere i bambini all'asilo e non avere la macchina funzionante.

Deve essere l'aria hakunamatatica, ma non me la sono mai presa così comoda come l'altro giorno.
Ho portato la macchina a riparare, pole pole (piano piano in Swahili), mi sono presa un caffè in attesa dell'ora giusta per andare a prendere Filippo, ho preso un taxi con Filippo e il suo seggiolino, li ho riportati a casa, mi sono presa un té, ho preso un pikipiki (motocicletta) per tornare al Village Market all'ora stabilita con il gommista, ho recuperato la macchina, ho recuperato la Sveva, abbiamo incontrato Felix per la merenda e siamo tornati tutti allegramente a casa in tempo per la cena che non avevo preparato e che ho improvvisato in cinque minuti senza nessun senso di colpa.


Direi che l'Africa mi fa bene!

Le Lac

Non ci manca il Lago. Non più.

Adesso ne abbiamo uno privato (vabbé, in comune con l'ambasciatore rumeno) e che dobbiamo guadare (si guadano anche i laghi??) qualche volta al giorno, Felix due e io sei per la precisione.

Ho paura che la Mercedes prima o poi vada in tilt a forza di essere usata come una barca. E già che senza lago dava segni di scompenso....
Comunque, tra una settimana forse sentiremo nostalgia del nostro lago privato. 

Non lo dico perché sia sicura che tra una settimana sarà prosciugato; è già lì da qualche giorno e nessuno può dire quando l'acqua riterrà opportuno andarsene (siamo in Africa dopotutto, non si fanno programmi a lunga scadenza, cioé al di là delle ventiquattro ore...).

Lo dico perché tra una settimana torniamo a far visita al Lago, quello vero.....

Hangover

The Hangover è un film divertente con un tipo davvero interessante, Bradley Cooper, che magari qualcun'altra oltre a me ha notato...

Siccome l'ho visto in inglese, non so se il titolo in italiano sia rimasto uguale, ma mi piacerebbe sapere la traduzione, visto che era la prima volta che sentivo la parola (ebbene sì, mai presa una sbornia in Inghilterra...) e che non riesco a trovare il corrispondente in italiano.

Voglio dire un corrispondente che abbia lo stesso effetto e che non suoni come avere i portumi di una sbornia...

Ad ogni modo, conoscevo il concetto, ma non la parola.

Questa settimana ho sentito la parola diverse volte.

Abbiamo avuto due ospiti, un BBQ, una cena fuori, tante chiacchiere sul senso della vita nella nostra veranda-trilocale-con-due-bagni e parecchie Tusker in meno dal nostro frigo.

In più Filippo continua imperterrito a svegliarsi alle sei e mezzo di mattina, con tendenza ad anticipare nel finesettimana, cantando twinkle twinkle little star e urlando mamma.

L'hangover è stato ampiamente sperimentato questa settimana.

Sto ancora aspettando Bradley....

giovedì 1 dicembre 2011

E' qui la festa?

Non c'è niente da dire; il castello si presta alle feste.

Solo dalla nostra veranda potrebbe venire fuori un trilocale degno di questo nome in una qualsiasi città italiana.

Con almeno due bagni.

Ad ogni modo, la settimana scorsa Filippo ha compiuto due anni (di già??) e visto che Leah, una delle migliori amichette di Sveva , ne ha fatti tre qualche giorno dopo, abbiamo optato per una festa comune...nella nostra veranda appunto.

Ho cominciato a cucinare giovedì e mi sono fermata domenica mattina. A pranzo ho implorato Felix di portarci fuori perché non volevo più mettere piede in cucina!

La torta di compleanno propriamente detta però l'ha fatta la tata che è rimasta affascinata da un libro che ho comprato un po' di tempo fa sui dolci con glassa. 

Sapete quelle cose di mille colori  che da noi sono visti con sospetto, fatti solo di zucchero e coloranti (probabilmente tossici) e che invece in altri paesi sono il top del top delle torte? 

Ecco, adesso ne ho il freezer pieno e ne sto dando fette a destra e a sinistra...tra un po' vado al cantiere qui di fronte, quello con statisticamente almeno un delinquente che non vede l'ora di svaligiarci la casa e gliene offro qualche fetta, così o mi faccio amico il delinquente che non mi svaligerà più la casa, o lo intossico per bene e comunque non mi svaligerà più la casa.

Mi sa che mi conviene...

La festa è stata un successo, nonostante avessimo la casa praticamente piena di sconosciuti visto che erano tutti amici di Leah che noi non conoscevamo ancora.

E anche piena di fango perché piove quasi ininterrottamente da quindici giorni e il giardino e così zuppo d'acqua che quando ci si cammina viene fuori come se fossimo su una spugna...

Giusto per non farci mancare festeggiamenti,  ho fatto una torta anche per l'asilo.

Alle carote, con poco burro...insomma di quelle sane, per me, ma non abbastanza per le mamme intransigenti della scuola tedesca che pare ritengano l'uva troppo dolce da dare come merenda ai bambini.

Il prossimo anno porto direttamente le carote così non faccio neanche la fatica di cucinare!

Comunque alla maestra svizzera di Filippo la torta è piaciuta e si è fatta dare la ricetta, dicendomi di fregarmene delle mamme intransigenti e dell'uva.

Lo stesso giorno della festa è anche arrivato un altro ospite per una settimana e stamattina una seconda ospite per due giorni.

Uno dei due dormirà nella stanza dei giochi, o in veranda, oppure spostiamo la tata, ma non mi sembra giusto.

Da qualche parte li mettiamo, non c'è problema, dopotutto abbiamo un castello!