Visualizzazione post con etichetta scarpe. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta scarpe. Mostra tutti i post

domenica 8 luglio 2012

TCP

Mi ha salvata più di una volta, quindi glielo devo.

Devo un post al TCP.

La prima volta che l'ho incontrato ero in Inghilterra e me lo ha presentato un collega di lavoro.

Ero, credo, alla seconda missione di lavoro e non solo mi sono ammalata, non solo non sapevo dove andare a cenare la sera ed ero troppo idiota per chiedere piuttosto che cenare nella camera di uno sperduto campus inglese a coca cola e digestive allo zenzero, ma mi si sono anche rotti i tacchi -entrambi - degli stivali che erano ovviamente le uniche scarpe che mi ero portata. Il collega è stato molto comprensivo e gentile e mi ha scortata al laboratorio di meccanica del campus, dove si sono dati da fare in tre a martellare sulle mie scarpe, tra una battuta e l'altra sulla qualità delle scarpe italiane.

lunedì 23 gennaio 2012

Toi Market

Giovedì dovevo andare in Biashara street a prendere altri kikoy, per me e per amiche. 

Avevo fissato con Hayet, mamma di Kezia. Tutto organizzato al secondo: prendo Filippo alle 12.30, alle 13.00 crolla addormentato, alle 13.15 sono da lei e Sveva la riprende una delle sue tate alle 15.30 insieme a Kezia, così anche se rimaniamo bloccate nel traffico siamo coperte.

Peccato che arrivata da Hayet (alle 13.30, già sgarrato il programma...), lei mi fa Ma non andiamo al Toi Market?

Il Toi Market (che io credevo fosse Toy e infatti continuavo a non capire come in una città come Nairobi ci fosse spazio per un grande mercato dei giocattoli...scema!) è un gigantesco mercato dell'usato (vintage?), principalmente per vestiti e scarpe, ma si trova un po' di tutto.

Ovviamente non è fatto per gli espatriati, ma gli espatriati ci vanno per curiosità e poi immagino che ci tornino perché è davvero pittoresco.

Siamo arrivate più o meno verso le due (traffico zero) e ripartite intorno alle cinque e mezzo (traffico sette, in una scala da uno a dieci). 

E' vero che ci siamo fermate a prendere un cappuccino iniziale nel Java House di Adams Arcade e che forse abbiamo  perso qualche (?) minuto prezioso, ma pur stando al Toi Market tre ore abbondanti, siamo riuscite a vedere solo l'esterno. Giuro, siamo sfrecciate tra le bancarelle della parte coperta solo perché era più veloce per arrivare alla macchina.

L'estensione del mercato è impressionante, ma la cosa che mi ha colpito di più è l'ordine con il quale generalmente vengono disposti i vestiti e il profumo di detersivo, pur essendo il tutto a ridosso della polvere delle strade.
E in più ci sono anche i prezzi esposti; avete letto bene esposti.

Non so, magari sono io che guardo tutto con questo sguardo innamorato dell'Africa, ma devo dire che al confronto Porta Portese mi sembrava orribile.

Non essendo andata lì preparata (cioè con una lista, via...), sicuramente ho perso tempo e mi sono persa tra le cose più diverse, ma alla fine sono riuscita a trovare esattamente le cose più superflue di cui avevo bisogno: vestiti di carnevale per Sveva.

Per lo meno io li chiamo vestiti di carnevale, ma qui ogni tanto, specialmente la domenica, si vedono delle bambine che vanno in chiesa con vestiti tutti di raso e tulle, dai colori più sgargianti.

Insomma, Sveva è contenta, io sono contenta (ho anche trovato un paio di scarpe...lo so che sono di diciannovesima mano, ma erano proprio carine!), Felix ha dovuto preparare la cena (mezza cena...l'altra metà ci avevo già pensato perchè comunque un po' lo conosco il traffico di Nairobi), Filippo ha avuto la tata tutta per sé per un intero pomeriggio e la tata ha avuto un bambino solo da guardare anziché due.

Insomma, mi sto preparando la lista delle scuse per poterci tornare!


lunedì 12 dicembre 2011

Back is Black

Proprio nero no, ma il rientro è un po' grigino.
Piove.
Che avevo detto?
Sto seriamente considerando di proporre l'intera famiglia per viaggi contro la siccità.

Gli sciamani. Rain family.

Il viaggio in economy è leggermente più scomodo di quello in business. Leggermente.
Ma la cosa che ci ha fregato è stato viaggiare di notte. Per fortuna il ritorno sarà di giorno. E in fin dei conti non è stato così drammatico, via.

Semplicemente mancava la tata....

La nota di colore l'hanno data le mie scarpe. Da ginnastica, usate molto di rado, praticamente nuove, ma datate.

Sono esplose, letteralmente.

Ovviamente nel momento in cui sono scesa dalla macchina di Crispin, il nostro tassista privato, arrivando all'aeroporto di Nairobi dopo una lunga ed estenuante sfida con il traffico e nell'impossibilità assoluta di fare un salto a prenderne un altro paio.

Sì, mi ero portata qualcosa in valigia, ma provate voi a fare un viaggio lungo con gli stivali invernali e il tacco alto. Ok, magari qualcuno ci riesce, ma io no.

L'alternativa era comprare un paio di sandali infradito masaai al duty free.
Mi sono immaginata a scendere dall'aereo a Malpensa con gli infradito masaai l'undici di dicembre e mi sono tenuta le mie scarpe esplose che in fondo non si notavano così tanto se non per il fatto di lasciare una scia di polverina bianca dappertutto.
Menomale che l'allarme antrace è passato da un po', al limite mi fermavano per trasporto di coca....

Comunque, siamo arrivati puntualissimi (grazie Swiss), i bagagli erano tutti ed integri (grazie a Dio), abbiamo trovato una mercedes ad aspettarci all'aereoporto (grazie Pini), la nostra casina calda calda e il pranzo pronto (grazie Lorena e Rino), siamo andati a fare la spesa al nostro supermercato abituale (spendendo una sassata per non comprare niente....decisamente abituati ormai allo standard africano!) e abbiamo spento le luci alle sette e mezzo circa (che comunque per noi sono le nove e mezzo, cioè l'ora abituale in cui andiamo a letto quando Felix si deve svegliare alle cinque-e-quarantacinque la mattina dopo) e buonanotte ai suonatori.

Adesso ci apsetta un'agenda fitta di impegni ed incontri, ma noi abbiamo dalla nostra l'effetto altitudine, con globuli rossi raddoppiati ed energia da vendere...
Torneremo in Kenya tra un mese, stravolti, lasceremo i figli in braccio alla tata sulla soglia di casa e ci riposeremo per una settimana.

Forse...

giovedì 3 novembre 2011

Vintage


Ero al Muthaiga minimarket l'altro giorno, insieme a Carla, dopo la lezione di pilates (devo smetterla di fare pilates tre volte a settimana altrimenti non riesco più a fare niente altro e comunque non avrò mai il lato B di Pippa...), quando un tipa ci mette in mano dei volantini.

Avevo già notato il negozio della tipa, tale Lisa e classificato come robaccia, però il volantino parlava di una vendita di vestiti vintage.

Io adoro bazzicare per i mercatini delle pulci e i negozi dell'usato e ho sempre chiamato quei vestiti seconda mano, ma devo ammettere che vintage fa più scena.

Ad ogni modo, visto che qui non è proprio comune trovare cose ad un certo livello di vintage, mentre è invece facilissimo trovare cose di seconda mano se uno si avventura nei mercati del centro e visto anche che la Galleria di Lisa si trova, guarda caso, a Runda, due strade dopo la mia, mi sembrava inevitabile una capatina.

Mi si è aperto un mondo.

Ho provato una tonnellata di vestiti. Mi vergognavo come una ladra ad entrare nel camerino piena di roba, ma non riuscivo a smettere di aggiungere capi al mio mucchio. Per fortuna sono arrivata presto (cioé dieci minuti prima dell'apertura, che per altro era anche prima di quanto non sia normalmente qui a Nairobi...) e sono rimasta l'unica cliente per un po' ed ho potuto fare davvero il mio comodo, senza bisogno di sgomitare per qualcosa.

La Galleria, che poi è casa di Lisa, in sé merita; il garage davanti con almeno tre auto d'epoca in riparazione conquisterà il cuore del mio signor marito quanto prima, ma la quantità di abiti ed accessori è fenomenale.

Mai quanto le aiutanti di Lisa però; una serie di signore sudafricane (come lei mi è parso di capire), che sono venute apposta dal Sudafrica per aiutarla ad etichettare e sistemare i capi, abbigliate vintage dalla testa ai piedi, che stanno lì ad offrirti caffé e biscotti a bordo piscina e ti portano un paio di scarpe che su di te sono sicure sarebbero perfette anche se ti conoscono da cinque minuti.

Risultato: mi sono rifatta il guardaroba (incluso un vestito di Calvin Klein, nuovo, a venticinque euro....ok, non proprio vintage ma chisenefrega!), ho avvertito Carla che valeva la pena passarci e lei ci si è fiondata dopo nemmeno mezz'ora e domani  mattina ci torno con Raf.

lunedì 4 luglio 2011

Giraffe e cambio automatico

Oggi siamo stati a vedere le giraffe del Giraffe Center. Devo dire che mi aspettavo un parco di una certa grandezza, ma credo di essere stata fuorviata dalla presenza massiccia di turisti americani, per cui mi aspettavo qualcosa con camminate, punti di osservazione, shops, ristorante e tutto il resto. Invece è un centro piccolino in cui la cosa più grande è comunque lo shop, con una torretta ad altezza giraffa da cui si possono dare da mangiare dei trucioli di non so che (sembravano pellets tanto per rendere l'idea...) di cui le giraffe vanno evidentemente golosissime. Ci ho provato una volta sola a nutrirle perchè dopo il primo pellet e la scia di bava che mi è rimasta sulla mano ho capito che non era cosa per me. La Sveva invece ci ha preso la mano lentamente, ma poi non la staccavamo più (dalla bava....). Unico incidente quando una delle tre giraffe le ha dato una testata; ci hanno spiegato dopo che è meglio non stare troppo vicini, specialmente se non si ha intenzione di nutrirle!! Comunque non è stata una cosa grave perché ha ricominciato quasi subito a farsi leccare le mani dalla lunga lingua scura delle giraffe.
Nel frattempo è passato anche un facocero che proprio bello non è, ma sembrava simpatico...

Ma l'evento della giornata per me è stato la prova di guida. Guidare a sinistra è facile (a parte che tutte le volte che volevo girare partiva il tergicristallo...), guidare sulle strade di Nairobi è fattibile (grazie, di domenica!), ma guidare con il cambio automatico è un delirio!! Non so esattamente cos'è, ma qualcosa mi manda in confusione; cerco continuamente la frizione e automaticamente inchiodo. Insomma, io ho una FIAT 500 del '73, la guido con la doppietta e ne sono fiera, sono all'antica, tradizionale...questa cosa del cambio automatico non fa per me!
Il problema è che la seconda macchina che dovremo comprare sarà con molte probabilità con il cambio automatico. E' la modernità, l'evoluzione della specie....sono retrograda e fiera di esserlo, ma ho paura che sia una lotta impari.

Dopo il Giraffe Center, Filippo si è addormentato in macchina (d'altra parte, il centro è praticamente a Karen, dall'altra parte della città....), quindi siamo rientrati a casa, anche perchè era prestino per il pranzo, ed abbiamo aspettato che il principino si svegliasse per poi uscire di nuovo alla volta del Sarit Center, un centro commerciale qui vicino, dove abbiamo pranzato (indiano per gli adulti e pizza per i bambini che alla fine hanno mangiato riso indiano e naan e la pizza ce la siamo portata a casa....), trovato un paio di scarpe nuove per Filippo (da Bata per circa cinque euro!), preso una mappa nuova di Nairobi in cui per un pelo rientra anche la strada della nostra nuova casa (e poi dall'ufficio di Felix continuano a sostenere che non è lontano....) e comprato una nuova scheda sim per connettersi con la chiavetta visto che a lavoro Felix non è ancora connesso per ragioni puramente commissioniche, come tutte le altre che ci stanno condizionando la vita in questi mesi.
Tutto questo entro le 14.

I tempi qui sono davvero differenti e Filippo ha smesso di dormire le sue belle tre ore pomeridiane....menomale che domani facciamo la prova con la babysitter che potremmo assumere nella nuova casa!