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sabato 14 luglio 2012

Migrazioni

Eccoci qua, quasi pronti alla partenza. Quasi pronti alla migrazione stagionale.


Valigie pronte, mezze vuote nella beata speranza di riempirle di cose utili e non al ritorno; vestiti leggeri nella beata speranza che non succeda di nuovo che ci portiamo dietro la pioggia da un continente all'altro e medicine ridotte allo stretto necessario nella beata speranza che l'otite di mamma rimanga l'evento più importante da riportare negli annali delle migrazioni di famiglia.

lunedì 23 gennaio 2012

Amazing Bazaar

Il castello è di proprietà di un signore, Arif, che non è per niente sprovveduto. Oltre ad aver fatto il contratto con la Commissione, che è un discreto chiappo o per lo meno  un chiappo sicuro, è anche proprietario di uno dei più rinomati mobilifici. Rinomati tra gli espatriati, che è quello che conta per fare affari.
Generalmente quando vai a casa di qualcuno e ti colpisce un pezzo d'arredamento, o è comprato da Arif o all'Amazing Bazaar. Più il secondo in verità.

L'Amazing Bazaar ha un grosso difetto: sta su Mombasa Road, che è la strada per l'aereoporto, dalla parte dell'aereoporto, cioè dall'altra parte della città rispetto a Rudnda.

Quando (i cinesi) finiranno di costruire il bypass - il GRA locale per intenderci - andare all'Amazing Bazaar da Runda sarà uno scherzetto. Se i cinesi finiranno prima del nostro rientro in Italia, probabilmente non avremo più soldi per tornare in Italia, quindi forse è meglio se se la prendono con calma.

Dopo mesi di insistenza, ho finalmente convinto Felix a buttarsi nel traffico anche il sabato e, in una giornata in cui la temperatura ha sfiorato  i 33 gradi, portarmi all'Amazing Bazaar.

I proprietari sono indiani, come Arif, e come lui importano ad intervalli regolari container dall'India pieni zeppi di mobili coloniali originali.

Non so se è stato un caso, la fortuna della prima volta o una mossa del destino per farci finire sul lastrico anche se i cinesi non finissero il bypass in tempo, ma ho trovato esattamente il mobile che stavo cercando da mesi (quasi un anno, giuro!) e che ero disposta a comprare su ebay come semplice imitazione, invece questo è originale del 1932.

In più i comodini (finalmente!), un'altra cassettiera che ho intenzione di ridipingere e un sacco di idee su piccoli dettagli di arredamento che non so se metterò in pratica nel castello, ma sicuramente terrò presente per la dimora sul Lago.

E poi visto che il conto, pur con lo sconto e quello che volete, ci ha lasciati interdetti, siamo riusciti (Felix, vabbé) a farci omaggiare di questo, come chiamarlo, portaspezie? Se volete metterci le spezie sì, altrimenti mobiletto piccolo con cassettini in ceramica dipinti a mano, probabilmente proveniente da una farmacia indiana degli inizi del millenovecento.

Oppure è qualcos'altro ma non m'importa perché mi piace un sacco!

sabato 7 gennaio 2012

Karibu tena!


Non è male passare dalle foglie secche di quercia alle ninfee in fiore nel giro di qualche ora.
Qualche è ironico…provate voi a passare qualche ora con Filippo sveglio costretto su un aereo, carico come una molla. Bastano cinque minuti per farvi diventare scemi.
Quando poi scappa in prima classe e mi ritrovo la hostess che mi guarda malissimo e ordina, neanche troppo gentilmente, di tornare tra i plebei, mentre Filippo si ritrova a tu per tu con un distinto signore indiano, con tanto di turbante e lunga barba bianca e lo chiama Babbo Natale….
Menomale che ad un certo punto siamo riusciti a disattivarlo.
Invece per disattivare Sveva basta la televisione; ha visto tutto il programma della Swiss dedicato ai bambini, film e cartoni, ha preso cioccolatini a manciate dal cestino che le hostess ci porgevano per prendere un assaggio di Svizzera e bevuto coca cola quanto basta per tenerla sveglia per due mesi. Però era totalmente disattivata e questo ci è bastato.

Vediamo, che scusa posso trovare questa volta per il lungo silenzio stampa?
Natale? Capodanno?
Ok, pigrizia!
Allora faccio un veloce Rider’s Digest…vi mancavano, giusto?

Dunque, Natale con i tuoi. Noi siamo fortunati perché le nostre due famiglie festeggiano in due giorni diversi (consecutivi, non una il primo dicembre e l’altra il quindici ovviamente) e non vivono molto distanti (solo un’ora di macchina…ci poteva andare molto, molto peggio). 

Quindi primo Natale con die Familie e secondo con la Famiglia. Doppio albero, doppia distribuzione dei regali, doppio pranzo/cena di Natale…e quest’ anno un solo Babbo Natale, ma è bastato a Filippo per diventare un suo acerrimo fan. I bimbi si sono divertiti un sacco con i nonni, in campagna, in città. 


Sveva ha pattinato sul ghiaccio… c’è anche a Nairobi pare la pista, ma non credo abbia lo stesso impatto, soprattutto se cadi; almeno in Italia sei imbottito…
Filippo non la smetteva più di urlare pikipiki a tutti gli scooter che gli sfrecciavano accanto.
Noi ci siamo goduti un po’ di tranquillità quando i nonni facevano da tata (mi dispiace nonni, ma ancora ne avete di strada da fare se volete competere con la Tata!) e siamo anche riusciti ad andare al cinema (Le idi di Marzo e Almanya. Entrambi validi).

Quest’anno sono anche riuscita a mandare gli auguri di Natale a tutti (spero di aver incluso tutti), con una mail vuota e un’immagine in allegato assolutamente non riconducibile alla nostra famiglia, con il risultato molto probabile di essere finita nella cartella dello spam.

Se avete ricevuto questa foto, è mia, non è spam; la prossima volta mi firmo….

Tornati sul Lago abbiamo festeggiato il Capodanno con la Patafamiglia e altri amici e abbiamo concluso l’anno contornati da bambini, funghi, anatre all’arancia e lampredotti e abbiamo fatto molto più tardi di quanto non avessimo fatto negli ultimi anni…

Ultimo frenetico giro di amici, ultima indigestione di arance e mandarini (sarà perché ci siamo imbottiti di vitamina C, ma siamo passati indenni dal mese di freddo polare…polare per noi, insomma), ultime sere davanti alla stufa con Filippo che continuava a ripetere fuoco, don’t touch! e poi appena poteva toccava il vetro con tutto quello che aveva a portata di mano in modo da fonderci sopra qualunque materiale avessimo in casa e ultimi piatti a mano da lavare grazie alla nostra gloriosa lavastoviglie che ha tirato le cuoia dopo anni di onorato servizio.

E di nuovo sveglia prima dell’alba, saluti alla casa sprangata, al gatto, check in all’aereoporto, innumerevoli tentativi per rendere Filippo inoffensivo in aereo, sbarco, coda per il visto, amico dell’amico tassista ad aspettarci, viaggio verso Runda nel traffico dribblando matatu, arrivo al castello buio perché era appena saltato anche il generatore, Guardone che ci apre il cancello e sorride e così via.



La mattina dopo abbiamo poltrito (tutti; Filippo dal 1 gennaio dorme la mattina come un ghiro, miracolo!), ma quando ci siamo avvicinati alla tenda della finestra ed abbiamo sentito il caldo che arrivava dall’altra parte, quando abbiamo visto la luce del sole africano, devo dire che ci siamo sentiti un po’ a casa.

La temperatura a mezzogiorno ha raggiunto i 34.5 gradi. 
Secco, leggera brezza, maglietta e pantaloncini, bimbi in piscina nel prato e mango a merenda.

Il prossimo anno col cavolo che andiamo via da questo clima a Natale! 

(Karibu tena = bentornati in swahili)

lunedì 12 dicembre 2011

Back is Black

Proprio nero no, ma il rientro è un po' grigino.
Piove.
Che avevo detto?
Sto seriamente considerando di proporre l'intera famiglia per viaggi contro la siccità.

Gli sciamani. Rain family.

Il viaggio in economy è leggermente più scomodo di quello in business. Leggermente.
Ma la cosa che ci ha fregato è stato viaggiare di notte. Per fortuna il ritorno sarà di giorno. E in fin dei conti non è stato così drammatico, via.

Semplicemente mancava la tata....

La nota di colore l'hanno data le mie scarpe. Da ginnastica, usate molto di rado, praticamente nuove, ma datate.

Sono esplose, letteralmente.

Ovviamente nel momento in cui sono scesa dalla macchina di Crispin, il nostro tassista privato, arrivando all'aeroporto di Nairobi dopo una lunga ed estenuante sfida con il traffico e nell'impossibilità assoluta di fare un salto a prenderne un altro paio.

Sì, mi ero portata qualcosa in valigia, ma provate voi a fare un viaggio lungo con gli stivali invernali e il tacco alto. Ok, magari qualcuno ci riesce, ma io no.

L'alternativa era comprare un paio di sandali infradito masaai al duty free.
Mi sono immaginata a scendere dall'aereo a Malpensa con gli infradito masaai l'undici di dicembre e mi sono tenuta le mie scarpe esplose che in fondo non si notavano così tanto se non per il fatto di lasciare una scia di polverina bianca dappertutto.
Menomale che l'allarme antrace è passato da un po', al limite mi fermavano per trasporto di coca....

Comunque, siamo arrivati puntualissimi (grazie Swiss), i bagagli erano tutti ed integri (grazie a Dio), abbiamo trovato una mercedes ad aspettarci all'aereoporto (grazie Pini), la nostra casina calda calda e il pranzo pronto (grazie Lorena e Rino), siamo andati a fare la spesa al nostro supermercato abituale (spendendo una sassata per non comprare niente....decisamente abituati ormai allo standard africano!) e abbiamo spento le luci alle sette e mezzo circa (che comunque per noi sono le nove e mezzo, cioè l'ora abituale in cui andiamo a letto quando Felix si deve svegliare alle cinque-e-quarantacinque la mattina dopo) e buonanotte ai suonatori.

Adesso ci apsetta un'agenda fitta di impegni ed incontri, ma noi abbiamo dalla nostra l'effetto altitudine, con globuli rossi raddoppiati ed energia da vendere...
Torneremo in Kenya tra un mese, stravolti, lasceremo i figli in braccio alla tata sulla soglia di casa e ci riposeremo per una settimana.

Forse...