sabato 14 luglio 2012

Migrazioni

Eccoci qua, quasi pronti alla partenza. Quasi pronti alla migrazione stagionale.


Valigie pronte, mezze vuote nella beata speranza di riempirle di cose utili e non al ritorno; vestiti leggeri nella beata speranza che non succeda di nuovo che ci portiamo dietro la pioggia da un continente all'altro e medicine ridotte allo stretto necessario nella beata speranza che l'otite di mamma rimanga l'evento più importante da riportare negli annali delle migrazioni di famiglia.

Giusto per ricapitolare un po':

* Ho fatto la mia presentazione al lavoro, boicottata da tutti quelli che in realtà dovevano venire per capire cosa stessi facendo invece di chiedermelo in ordine sparso quando mi incontravano in corridoio e supportata invece dai colleghi con i quali ho lavorato fin'ora a stretto contatto e che quindi sono già perfettamente al corrente di quello che ho fatto ed hanno di fatto perso tempo a sentirsi ripetere le stesse cose, ma ci hanno guadagnato il caffè che arriva in dotazione con le riunioni gradi e piccole che si tengono all'ospedale psichiatrico.

* Felix è tornato dallo Zimbabwe giusto in tempo per svuotare la valigia dei vestiti sporchi e rimetterci quelli puliti. Ve lo avevo detto che ha ricominciato a svolazzare per l'Africa? Magari adesso, dopo la serie delle S, attacca tutti i paesi con la Z, Zimbabwe, Zambia, Zanzibar....no, se mi dice che va a Zanzibar comincio ad indagare!

* I bambini hanno finito una settimana di campo estivo, riportando a casa ogni tipo di strumento musicale fatto a mano e a base di semini, sassolini, chiodini e perline e che facesse più rumore possibile, nonostante la desinenza diminutiva dei materiali. Insomma, in genere di manufatto ideale da mostrare ad una mamma afflitta da otite...

* La mia otite è sempre lì, non riesco a smuoverla nonostante antibiotici e painkillers e stamattina, giusto per scrupolo, ho visto un altro dottore che non mi ha saputo dire con esattezza perché ancora non sento in stereo, ma mi ha assicurato che il mio timpano è ancora integro e che presumibilmente lo rimarrà anche dopo due decolli e due atterraggi. Poi mi ha prescritto altre due medicine, giusto per rimanere nello stretto necessario, di cui una è out of stock (cioé non ci sta sugli scaffali...) da circa sei mesi in tutto il paese.

Come pensate che abbia reagito io in farmacia?

No, non ho sbranato nessuno. Non mi sono fatta né in qua né in là, giuro.

Ho preso il telefono e ho chiamato Hayet che mi aveva offerto delle gocce per otite usate per suo figlio un mese fa (e comprate in Francia dove non erano out of stock) e ho chiesto conferma che il principio attivo fosse lo stesso o per lo meno imparentato. E così via, trovata anche la seconda medicina, usata (lo so che non si deve fare, ma qui siamo proprio in un'altra dimensione a volte, rasentiamo il mercato nero...) e tanti hakuna matata!

* Io e Felix ci stiamo godendo l'ultima libertà genitoriale (o se preferite stiamo sfruttando la tata ai limiti dei diritti umani); ieri sera cena fuori e oggi pranzo al River Café.
Il fatto che ad entrambi i pasti abbiamo il tavolo accanto pieno di americane urlanti sciupa un po' il quadro generale, ma appena penso al fatto che questa libertà me la sognerò la notte nelle prossime cinque settimane, mi passa subito il senso di disturbo generato dall'accento da cowgirls urlato nel mio orecchio provato.

Ok, quindi se tutto va bene e se non mi si autodistruggono altre scarpe rischiando di farmi mettere dentro accusata di narcotraffico, non mi scoppia il timpano, se non perdiamo pezzi fondamentali o bambini e non si verifica nessuna catastrofe naturale a scelta, domattina atterriamo nel mezzo dell'estate italica.

Anche se ho letto di temporali al nord, ma non l'ho presa molto sul serio. 

Dovrei??

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