domenica 8 luglio 2012

TCP

Mi ha salvata più di una volta, quindi glielo devo.

Devo un post al TCP.

La prima volta che l'ho incontrato ero in Inghilterra e me lo ha presentato un collega di lavoro.

Ero, credo, alla seconda missione di lavoro e non solo mi sono ammalata, non solo non sapevo dove andare a cenare la sera ed ero troppo idiota per chiedere piuttosto che cenare nella camera di uno sperduto campus inglese a coca cola e digestive allo zenzero, ma mi si sono anche rotti i tacchi -entrambi - degli stivali che erano ovviamente le uniche scarpe che mi ero portata. Il collega è stato molto comprensivo e gentile e mi ha scortata al laboratorio di meccanica del campus, dove si sono dati da fare in tre a martellare sulle mie scarpe, tra una battuta e l'altra sulla qualità delle scarpe italiane.
Il fatto che lo stesso collega, la prima volta che l'ho conosciuto a Bruxelles, mi avesse aiutato a riparare un altro paio di scarpe che si erano aperte mentre camminavo impegnatissima e con aria indaffarata per i corridoi dell'ufficio, è un dettaglio che non gioca né a mio favore né a quello del made in Italy.
Comuqnue il collega in questione assomiglia spaventosamente a Mr. Bean, quindi non mi sono lasciata impressionare più di tanto.

Insomma, una volta in Inghilterra, affamata, con le scarpe risuolate con chiodi di accaio di cinque centimetri di diametro e in più con un mal di gola da urlo, Mr. Bean mi aveva suggerito di usare il TCP per fare gargarismi, assicurandomi che sarebbe stato una mano santa.
Ovviamente in farmacia avevano solo la confezione da 200 ml di soluzione concentrata, quindi dopo averne usato circa tre gocce (è potentissimo!), me lo sono riportato a casa ed è durato per anni.

Il TCP mi ha sempre salvato alle prime avvisaglie di mal di gola; ad un certo punto bastava guardarlo che il mal di gola scompariva.
L'unico inconveniente era che doveva soggiornare chiuso in due sacchetti di plastica sul davanzale della finestra del bagno e comunque ogni volta che l'aprivavamo si sentiva l'odore nonostante i due sacchetti.
Ad un certo punto Felix mi ha messo davanti ad una scelta drastica: o lui o il TCP e io ho dovuto scegliere di separarmi dai restanti 185ml di soluzione concentrata che mi aspettavano fedeli sul davanzale della finestra.

Niente ha più funzionato come il TCP da quel momento in poi e mi sono dovuta piegare a lotte estenuanti al mal di gola con insulse caramelle al miele, al propoli o qualunque altra cosa disponibile.

Poi due anni fa siamo andati in vacanza in Inghilterra ed è stato inevitabile entrare in una farmacia e chiedere se avessero il TCP. Quando la farmacista mi ha detto che no, non ce n'era più, con un tono strano, io ho automaticamente interpretato Non lo vendiamo più perché è tossico, come potrai bene immaginare avendolo usato ed essendone diventata dipendente. Sì, mi sono sentita un po' come se gli avessi chiesto il metadone.
Quindi mi sono rassegnata.

Fino ad un anno fa quando, entrando in una farmacia qui, mi sono trovata davanti uno scaffale perfettamente ordinato, un po' come quelli dei supermercati, senza neanche un buco libero, con bellissime bottigliette di diversi formati di TCP.
Ne ho afferrata una (piccola perché ero con Felix!) e l'ho portata al banco per pagarla, prima che mi chiedessero se ero sotto metadone o che Felix potesse realizzare cosa stavo facendo.

Ieri sono stata vicino al coma. Pensavo seriamente ad andare a farmi le analisi per la meningite (quando l'ho detto a Carla è scoppiata a ridere....), ma non essendoci malaria a Nairobi, non avendo rinnovato la copertura per la meningite (ebbene sì, certe cose si scoprono così), e soprattutto prendendo treni di paracetamolo e ibuprofene senza risultati, ho cercato di pensare razionalmente, ma forse era solo delirio.
Era delirio in realtà, perché se avessi letto meglio la scatola del paracetamolo avrei capito che stavo prendendo la dose dimezzata e quindi per forza che non mi faceva effetto!
Comunque, il mal di testa era da urlare, i dolori alle ossa quasi, la febbre sostenuta, ma l'unica cosa sotto controllo era il mal di gola.

E tutto grazie al TCP!

Insomma, bisogna sempre guardare al lato positivo, no?

A proposito, mi ha appena telefonato la tata che si è quasi rotta una gamba. Quando le ho chiesto quasi o rotta non mi ha risposto con troppa precisione e quando le ho detto che l'andavo a prendere mi ha risposto che stava arrivando con un pikipiki....

Io guardo al lato positivo; se va bene la devo solo medicare.

Se va male ci facciamo un salto al nostro ospedale di fiducia....

4 commenti:

  1. Ma questo TCP ha un equivalente italiano? Pensa solo a leggere ne ho già voglia:-)

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    Risposte
    1. Senti, secondo me la cosa che ci va più vicina è la benzina.
      Quello che ti posso dire è che su wikipedia l'acronimo è spiegato come triclorofenilmetiliodosalicil (o qualunque sia la traduzione di trichlorophenylmethyliodosalicyl) e che mettono pure in guardia di non confonderlo con il triclorofenolo che è un 'comune funghicida'.
      A me un 'comune funghicida' sambra abbastanza innoquo e questo rafforza la mia tesi che il TCP inceve è tossico e dà dipendenza.
      Te ne spedisco una bottiglietta?? :-)

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    2. ...a pensarci bene meglio di no...in effetti sull'etichetta leggo un generico "liquid"...uhm...:-)

      p.s.la gamba della tata? Chissà se tra le proprietà del TPC ve ne sono di riparatrici di ossa?:-D

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