venerdì 1 luglio 2011

Farewell paranoia

Beh, va detto; la business non è male.
Anche se viaggi da solo, ma di sicuro con due bambini di cui uno che probabilmente farà l'ingegnere aereospaziale e intanto si allena a cercare il pezzo più piccolo smontabile (e non) dell'aereo. Ad ogni modo la situazione è questa: Sveva mangia la sua pasta al pomodoro del kids menu (potevano sforzarsi un po' di più visto cosa danno agli adulti...) ad una lentezza sorprendente, aiutata anche da Tom & Jerry sullo schermo davanti, Felix legge un giornale di cui non riesco a leggere il nome dalla mia posizione,

Filippo dorme beato al mio posto con il sedile in posizione letto (la business non è male, ripeto) con una bella coperta a fargli da tenda e io scrivo seduta a cavalcioni del mio sedile espropriato dall'infant, in posizione non proprio comoda, ma tenendo comunque il neutro del pilates non per scelta ma perché non posso proprio andare indietro...
Ma soprattutto sto ascoltando le greatest hits degli A-ha e questo mi riconcilia con il mondo!

Ma torniamo indietro rapidamente per alcuni episodi salienti degli ultimi giorni.

TRASLOCO. Anche se avevo già fatto un trasloco con una ditta (nel senso, non impacchettando tutto da sola e invitando gli amici ad aiutarmi a caricare sul portapacchi di chissò quale macchina in cambio di una cena), devo dire che non c'è stato paragone. Questa volta erano così professionali che non ho sentito minimamente il bisogno di stare lì a controllare...anzi, alla fine ero talmente rilassata che ho ricamato il bavaglino per Gaia!

FAREWELL PARTY. A dove se non ad Arolo dove tutto è cominciato? Gli aperitivi di Caterina non hanno deluso le aspettative (mi sono innamorata degli involtini di ananas e prosciutto...) e gli amici erano proprio quelli con cui volevamo stare (peccato per alcune defezioni, ma come competere con la festa di Midsommar?)
ULTIMO GIORNO. Sempre all'ultimo anche voi? Io per quanto cerchi di organizzarmi finisco sempre tutto all'ultimo minuto dell'ultimo giorno. E così la sera prima di partire, alle undici e passa circa, ero ancora lì a pulire, fare valigie e coprire tuto con teli e roba simile. Adesso la casa è uno splendore (grazie anche al lavoro straordinario dell'Ilenia...) e noi vivremo nell'altro emisfero, però l'anima casalinga che è in me è felice lo stesso, si sente in pace con se stessa. Le valigie alla fine erano quattro, grandi ma grandi davvero, tre zaini di cui due per i computer e uno per i beni di prima necessità (pannolini, giocattoli, datteri dello zio Enrico...) e il trolley della Sveva con tutti i giochi che è riuscita a metterci dentro. Ah, e due seggiolini auto, tanto per non farci cogliere alla sprovvista.

PARTENZA. E alla fine stamattina siamo partiti alle cinque (5), lasciandoci dietro una casa che sembrava unbo specchio (o un forno se si vuole considerare un altro aspetto sensoriale....), un gatto ignaro del fatto che la prossima volta che ci rivedrà sarà tra molto tempo (tranquilli, non l'abbiamo abbandonato, è sotto la tutela di persone fidate!) e siamo saliti sul minibus che Daniela ha riservato per noi (quando si dice avere le conoscenze giuste.....grazie Dany!) e mi rendo conto solo ora che non ho neanche dato un'ultima occhiata sentimentale alla casa o cercato di fissare nei ricordi i particolari lungo la strada.
E' andato tutto così di corsa, non solo oggi ma anche nei giorni passati, che ancora non mi rendo conto di tante cose, prima fra tutte che siamo partiti con un biglietto di sola andata.
Oddio, a dire il vero di questo me ne sono resa conto nel momento del check in quando non volevano farci imbarcare perché pare che non si possa entrare in Kenya con un biglietto di sola andata. Ma non voglio preoccuparmi di questo adesso, anche perché se trascriverò tutto quello che sto scrivendo sul blog (mica crederete che sia connessa a 37mila piedi - leggo sullo schermo in questo momento, passando sul lago Nasser....), vorrà dire che sarò sbarcata tranquillamente e mi sarò connessa da casa di Raffaella e Ivanoe che ci hanno offerto ospitalità per il primo mese.
Comunque, a parte la remota possibilità che non ci diano il visto e ci rimbarchino sul primo volo per l'Italia (o la Svizzera, non saprei, non mi sono ancora resa veramente conto di quello che sta succedendo, un po' perché è da così tanto tempo che se ne parla e che si rimanda di quindici giorni in quindici giorni che non ci credeva più nessuno, nemmeno no, e un po' perché sembra tutto così un'altra vita che ancora non credo possa essere reale. Come prima l'offerta di oaspitalità per questo primo mese, comprensiva di tata ed autista, in un compound con parco giochi e piscina riscaldata e poi la proposta irrifiutabile per una casa definitiva assolutamente sovradimensionata per noi (sei camere da letto!) in un quartiere a detta di tutti davvero bello anche se un po' lontano dall'ufficio di Felix. Per non parlare della disponibilità di tutte le persone che ho contattato in questi mesi (o dovrei dire nell'ultimo anno?), come se tutti non aspettassero altro che noi.....se penso alla fatica e al tempo che mi ci sono voluti per crearmi una vita sociale nel varesotto!! La forza dell'espatrio.....
Nel frattempo Filippo si è svegliato e si è dato nuovamente alla sua ultima passione, Sveva sta perdendo neuroni a mazzetti davanti a Tom & Jerry (ma anche la Bella e la Bestia, i Simpsons e Scooby Doo), Felix è passato all'Economist ed io alla musica country e sto scoprendo Keith Urban (che non è niente di che...molto meglio John Mayer nella selezione pop della Swiss).

Adesso siamo all'altezza di Addis Ababa, la prima terra africana che ho toccato in vita mia, e manca ancora un'ora e tre quarti.

Ce l'abbiamo quasi fatta.....

1 commento:

  1. Ciao Fulvia

    appena posso ti rispondo...intanto divertiti!!??

    mamma

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