domenica 24 luglio 2011

Out of Africa

Abbiamo passato un fine settimana a Karen, il sobborgo di Nairobi dove c'è la casa di Karen Blixen e che prende appunto il nome da questo. 
Avendo visto il film (quello con Meryl Streep e Robert Redford, ricordate?), mi ero messa in testa che la casa fosse gigantesca ed è stato buffo scoprire che non è così.
Poi ho scoperto perché; per fare il film non hanno usato la casa originale, ma ne hanno costruita una di dimensioni americane....
Però molto fedele all'originale.
La visita alla casa di Karen Blixen vale la pena, soprattutto se vi è piaciuto il film e la storia. Dopo la visita, comunque abbastanza lunga, con una guida molto carina e divertente, ci siamo farmati qualche traversa più in là, alla fabbrica delle perle  di terracotta Kazuri, una marca che avevo notato nelle varie shopping mall, ma non avevo capito fosse di qui. E' una fabbrica fondata da Susan Wood, moglie di Michael Wood, il fondatore di Flying Doctors in Africa dell'est e poi AMREF (una famiglia di fondatori, insomma).
Vedendo le collane di Kazuri nelle shopping mall avevo pensato Ecco un'altra cosa da turisti. In effetti sono collane e oggetti di terracotta che i locali non credo comprino, ma fare un giro nei laboratori e scoprirene la storia è stata davvero una sorpresa.
La fabbrica impiega attualmente circa 300 donne per creare i gioielli e altri oggetti e sono tutte o ragazze madri o donne marginalizzate alle quali viene insegnato un lavoro e riescono così a guadagnarsi da vivere. 
 
La gita a Karen di sabato (bimbi con la tata ovviamente!) si è conclusa poco più in là, al Karen Blixen Coffee Garden, una roba da turisti che però vale la pena.
Il succo di mango era fantastico (ma dove non lo è qui? Ormai bevo solo succo di mango fresco....) e il cibo davvero buono. Il giardino piacevole e il servizio di un buon livello...peccato che fossimo accerchiati da tipi veramente ciccioni che hanno trangugiato, senza battere ciglio, cose tipo ostriche seguite da costolette di maiale caramellate accompagnate da patatine fritte....
Dei veri gourmet insomma!
Eravamo quasi sicuri di poter assistere alla scena disgustosa dei Monty Python in cui il ciccione scoppia quando il cameriere gli offre la mentina a fine pasto. Per fortuna la scena non c'è stata e noi abbiamo conservato un buon ricordo!

Domenica gita di famiglia e tanto per essere originali siamo andati a Karen (le case lì sono stupende, ma pare che non rispettino molto i soliti criteri di sicurezza imposti dalla commissione...).

La meta questa volta è stato il David Sheldrick Animal Orphenage, l'orfanotrofio degli elefanti e rinoceronti (e qualche scimmietta libera come queste due che ci hanno accolto all'entrata...).
La fila era notevole, dovuta principalmente ad una serie di torpedoni di turisti americani (no, non erano torpedoni, ma mi piaceva la parola, mi ricorda il fumetto dei Peanuts dove l'ho letta la prima volta!) che stanno cominciando a diventare davvero fastidiosi...

Però valeva la pena vedere questi piccoli elefantini (piccoli, insomma, se ti danno un pestone fanno comunque male!) bere il latte (di chi? mi ha chiesto la Sveva) da un biberon gigante.

La Sveva è riuscita ovviamente ad accarezzare anche gli elefantini ed è convinta che la cartolina che le hanno dato per ricordo sia proprio quella dell'elefantino che ha accarezzato, anzi è proprio perché l'ha accarezzato che gliel'hanno data.

Lungo la strada il papà, orgoglioso del suo fioristrada e del fatto di poter mettere la quinta fuori dal traffico, non si è accorto di un dosso e l'ha preso un po' veloce.
La Sveva preoccupata ha chiesto Hai pestato una persona, papà?
Ma no, le ha risposto il papà, se mettiamo sotto qualcuno ci mettono in prigione!
In prigione? A pane e acqua? ha chiesto lei ancora più preoccupata.
(non so quando è iniziata questa storia, ma ormai la Sveva associa la prigione a pane e acqua, a volta pane duro e acqua sporca...) ha confermato rassegnato il papà.
Il pane fa ingrassare, ha urlato la Sveva preoccupatissima, poi ci allarghiamo e non usciamo più dalla prigione!

Non fa una piega, no?

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