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domenica 21 agosto 2011

Safari

Fino a che non ho fatto il corso di swahili all’università, taaanto tempo fa, credevo che safari fosse quella cosa da depliant turistici, un tempo da fare con i fucili per far tornare a casa i turisti soddisfatti con un trofeo, poi con macchine fotografiche dagli obiettivi che ricordavano i fucili e con trofei meno complicati da conservare.
Andiamo a fare un safari. Ohh, immediatamente mi venivano in mente jeepponi, cappelli coloniali e tenute kaki, campi tendati e cose simili.

La nostra tata è andata a fare un safari.

Per tornare a casa dalle sue bambine, su un torpedone scassato che ricorda una gigantesca lattina colorata, affollato, e che ci mette circa 24 ore per fare tre, quattrocento chilometri. E dorme in torpedone, la tata, non nel campo tendato con il falò e l’antilope ad arrostirsi sopra.
Safari in swahili vuol dire semplicemente viaggio.
L’unica altra parola di swahili che ricordo dal corso all’università è jambo (non jumbo, quello è un aereo) che è il saluto quando si incontra qualcuno.

Anche noi siamo andati a fare un viaggio, non in torpedone ma in fioristrada che è più comodo e senza campi tendati ma lodges, anche quelli più comodi, sia del torpedone che dei campi tendati.

La prima tappa del nostro safari è stato il lago Nakuru, il lago dei fenicotteri, lungo la Rift Valley a nord-ovest di Nairobi.
Per fare prima, perché ancora non abbiamo le idee chiare su cosa abbiamo intorno, perché Felix era in Somalia al momento di prenotare, perché stiamo invecchiando e diventando pigri, perché…non so perché, ci siamo rivolti ad un’agenzia di viaggi ( Sunworld Safari, ottimo servizio, non a caso hanno qualche derivazione teutonica...) che ci ha prenotato due notti in lodges per ciascuna tappa.

Al lago Nakuru il lodge era il Sarova Lion Hill che già il nome rende l’idea, no? Superservizio, superbuffet, spettacoli ad uso turistico ogni sera, zanzariera scenica anche se non ce n’era bisogno (è inverno, è su un altopiano…), in più si trova all’interno del parco e ci si deve muovere in fioristrada per dare la caccia agli animali.

Noi non abbiamo una macchina fotografica con obiettivo-fucile, ma comunque di tutto rispetto (se le foto vengono male è colpa nostra, insomma…); peccato che non troviamo più il caricabatteria (speriamo sia nel container; lo scopriremo giovedì quando arriva) e che la batteria abbia deciso di terminare l’onorato servizio il primo giorno di safari!
Ad ogni modo, abbiamo avuto due giorni con sole e pioggia, agli estremi come abbiamo imparato può succedere spesso e volentieri qui in Kenya, abbiamo girato tutto il parco, circumfioristradato il lago, visti tutti gli animali che elencava la guida, rinoceronti bianco e nero, giraffe, babbuini, waterbucks, waterbuffaloes e naturalmente fenicotteri, ma non il climbing lion che rimane per la prossima puntata.

Ci siamo anche fatti riconoscere immediatamente al primo pasto quando Filippo si è quasi strozzato con un pezzettino di mela ed il suo salvataggio (del pezzettino di mela) è diventato un’esperienza di gruppo dell’intera sala da pranzo ed ha talmente impressionato sia ospiti che personale che chiunque ci incontrasse dopo chiedeva sta meglio il piccolo?

Il piccolo, passato lo spavento iniziale, ha ricominciato a mangiare come un bufalo, in quantità e qualità, anzi no, forse il bufalo mangia meglio…

Ultima nota sul Sarova Lion Hill; la porta del bagno, in camera, ha una specie di griglia fatta come una persiana, nella parte bassa. Ovviamente non ci si vede attraverso proprio perché è fatta a persiana ed è in basso. Ma non abbastanza in basso per uno gnomo dell’altezza di Filippo che regolarmente, quando qualcuno era in bagno, si affacciava alla persiana e cominciava a salutare come fa in questo periodo Hi, hi

Divertentissimo, specialmente per chi era in bagno.

La seconda tappa della nostra prima vacanza familiare in Kenya è stato il lago Naivasha, a metà strada tra Nakuru e Nairobi. E qui, visto che non c’è un parco intorno e soprattutto è disponibile un servizio di babysitting, abbiamo optato per il relax completo, rimanendo nel lodge tutto il tempo.
Il lodge in questione è il Naivasha Simba Lodge, una meraviglia di relax con piscina, playground e babysitter appunto, spa (non eccezionale devo dire), ma soprattutto vista animali.
Il balcone dà (nel senso che Filippo riesce a scappare dalle inferriate!) su un pratone pieno di acace dove pascolano liberamente antilopi e waterbucks e, oltre una recinzione che quasi non si nota, galoppano zebre e giraffe fino alle sponde del lago Naivasha dove tra i papiri nuotano gli ippopotami e svolazzano pellicani e varie altre specie alate.

A proposito di Ippopotami; Sveva continua ad andare in giro dicendo a tutti this is Pippo Hippo, indicando Filippo, ma nessuno coglie il gioco di parole e sorridono tutti per gentilezza guardando il biondo gnomo e chiedendosi cosa abbia a che fare con gli ippopotami…

Sveva ha trovato due amichette qui; Nathalie, della camera accanto, i cui genitori ci hanno presi per tate e senza neanche presentarsi o meno che mai ringraziarci, ci hanno mollato la loro pargoletta senza apparenti problemi di coscienza (scuola di pensiero hakuna matata, direi) e Purity, che ci è voluto un quarto d’ora solo per capire il nome.
La cosa bella è che Sveva, con un vocabolario inglese di massimo quindici parole, riesce già a dirigere tutto e parlare in continuo….Radio Sveva English Edition!

A proposito di lingue, tra una settimana inizieremo ufficialmente con il tedesco; il 29 agosto sarà il primo giorno di scuola per Sveva….

Bene, domani finisce il nostro safari e si ricomincia con la vita di Nairobi (nairobina? nairobense?). Inizieremo subito martedì a metterci le mani nei capelli quando scopriremo che i lavori al castello, che ci hanno giurato sarebbero stati terminati venerdì scorso, non sono stati neanche iniziati e di conseguenza la tabella di marcia non sarà rispettata e alla fine della settimana, quando dovremo andare via dalla casa di Lakeview, dovremo farci un’endovena di hakuna matata per evitare di commettere qualche reato penalmente perseguibile.

domenica 24 luglio 2011

Out of Africa

Abbiamo passato un fine settimana a Karen, il sobborgo di Nairobi dove c'è la casa di Karen Blixen e che prende appunto il nome da questo. 
Avendo visto il film (quello con Meryl Streep e Robert Redford, ricordate?), mi ero messa in testa che la casa fosse gigantesca ed è stato buffo scoprire che non è così.
Poi ho scoperto perché; per fare il film non hanno usato la casa originale, ma ne hanno costruita una di dimensioni americane....
Però molto fedele all'originale.
La visita alla casa di Karen Blixen vale la pena, soprattutto se vi è piaciuto il film e la storia. Dopo la visita, comunque abbastanza lunga, con una guida molto carina e divertente, ci siamo farmati qualche traversa più in là, alla fabbrica delle perle  di terracotta Kazuri, una marca che avevo notato nelle varie shopping mall, ma non avevo capito fosse di qui. E' una fabbrica fondata da Susan Wood, moglie di Michael Wood, il fondatore di Flying Doctors in Africa dell'est e poi AMREF (una famiglia di fondatori, insomma).
Vedendo le collane di Kazuri nelle shopping mall avevo pensato Ecco un'altra cosa da turisti. In effetti sono collane e oggetti di terracotta che i locali non credo comprino, ma fare un giro nei laboratori e scoprirene la storia è stata davvero una sorpresa.
La fabbrica impiega attualmente circa 300 donne per creare i gioielli e altri oggetti e sono tutte o ragazze madri o donne marginalizzate alle quali viene insegnato un lavoro e riescono così a guadagnarsi da vivere. 
 
La gita a Karen di sabato (bimbi con la tata ovviamente!) si è conclusa poco più in là, al Karen Blixen Coffee Garden, una roba da turisti che però vale la pena.
Il succo di mango era fantastico (ma dove non lo è qui? Ormai bevo solo succo di mango fresco....) e il cibo davvero buono. Il giardino piacevole e il servizio di un buon livello...peccato che fossimo accerchiati da tipi veramente ciccioni che hanno trangugiato, senza battere ciglio, cose tipo ostriche seguite da costolette di maiale caramellate accompagnate da patatine fritte....
Dei veri gourmet insomma!
Eravamo quasi sicuri di poter assistere alla scena disgustosa dei Monty Python in cui il ciccione scoppia quando il cameriere gli offre la mentina a fine pasto. Per fortuna la scena non c'è stata e noi abbiamo conservato un buon ricordo!

Domenica gita di famiglia e tanto per essere originali siamo andati a Karen (le case lì sono stupende, ma pare che non rispettino molto i soliti criteri di sicurezza imposti dalla commissione...).

La meta questa volta è stato il David Sheldrick Animal Orphenage, l'orfanotrofio degli elefanti e rinoceronti (e qualche scimmietta libera come queste due che ci hanno accolto all'entrata...).
La fila era notevole, dovuta principalmente ad una serie di torpedoni di turisti americani (no, non erano torpedoni, ma mi piaceva la parola, mi ricorda il fumetto dei Peanuts dove l'ho letta la prima volta!) che stanno cominciando a diventare davvero fastidiosi...

Però valeva la pena vedere questi piccoli elefantini (piccoli, insomma, se ti danno un pestone fanno comunque male!) bere il latte (di chi? mi ha chiesto la Sveva) da un biberon gigante.

La Sveva è riuscita ovviamente ad accarezzare anche gli elefantini ed è convinta che la cartolina che le hanno dato per ricordo sia proprio quella dell'elefantino che ha accarezzato, anzi è proprio perché l'ha accarezzato che gliel'hanno data.

Lungo la strada il papà, orgoglioso del suo fioristrada e del fatto di poter mettere la quinta fuori dal traffico, non si è accorto di un dosso e l'ha preso un po' veloce.
La Sveva preoccupata ha chiesto Hai pestato una persona, papà?
Ma no, le ha risposto il papà, se mettiamo sotto qualcuno ci mettono in prigione!
In prigione? A pane e acqua? ha chiesto lei ancora più preoccupata.
(non so quando è iniziata questa storia, ma ormai la Sveva associa la prigione a pane e acqua, a volta pane duro e acqua sporca...) ha confermato rassegnato il papà.
Il pane fa ingrassare, ha urlato la Sveva preoccupatissima, poi ci allarghiamo e non usciamo più dalla prigione!

Non fa una piega, no?