Quando ero alle elementari, un giorno tornando a casa mamma mi chiese 'Ma sei stata in gita con la scuola oggi?'. Non ero stata in gita e ovviamente chiesi il perché di quella domanda. Mamma mi disse che il babbo mi aveva vista su un autobus, ma evidentemente aveva visto male una bambina che mi doveva assomigliare molto. Una sosia disse mamma ed io scoprii quella nuova parola che mi parve carina, come mi parve carino il fatto che da qualche parte nella mia stessa città ci fosse una bambina uguale a me.
Poi negli anni mi sentii ripetere la storia che qualcuno mi assomigliava, ma non molto di frequente e dopo aver saputo la leggenda che al mondo ognuno ha circa sette sosia, la cosa mi parve ancora più normale.
Oggi, a Nairobi, due persone non legate apparentemente tra di loro se non per il fatto di essere nello stesso ristorante lo stesso giorno, mi hanno detto di avermi già vista in questi mesi qui.
Ora, io sono arrivata nemmeno un mese fa e sentirmi dire che c'è una mia sosia qui mi ha fatto un po' effetto.
Avendo un nome non molto comune, le volte che mi sono trovata davanti una che si chiama come me, mi ha fatto davvero un effetto strano. Non riesco ad immaginarmi come potrebbe essere trovarmi davanti alla mia sosia qui a Nairobi, dove i visi pallidi spiccano particolarmente e alla fine si ritrovano tutti.
Non so bene, ma la prospettiva ha un che di inquietante....
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