venerdì 25 maggio 2012

Addis


Addis è dove tutto è cominciato.


Dove è iniziata la mia Africa e anche se ci ho messo un po' ad arrivarci, adesso credo di essere in Kenya grazie a quel viaggio di tanti anni fa in Etiopia.

Addis non è come la ricordavo; non c'è niente delle immagini che ancora rivedo se chiudo gli occhi, è tutto cambiato, moderno, pieno.

Però le facce delle persone sono familiari, i tratti dei visi, la luce negli occhi; c'è qualcosa che mi ricorda altri visi incontrati anni fa.

Non è che mi senta come tornare a casa, per carità, ma c'è qualcosa di accogliente.

Sono ad Addis per lavoro, finalmente, non credevo più che sarebbe iniziato, anzi credevo che mi avessero fatto una lunghissima candid camera. E invece eccomi qua, al campus dell'ILRI, che sembra un mondo a parte immerso del traffico di Addis. Traffico che tra parentesi non mi impressiona più dopo quasi un anno di Nairobi.

Ovviamente il mio primo giorno di lavoro non poteva essere come quello di tutti quanti ufficio, computer, caffè e torno a casa.

Il mio giorno è cominciato alle 2 con Filippo ancora febbricitante (e vabbé, capitoliamo all'antibiotico...), altre due orette di sonno e poi la macchina per l'aeroporto alle 4.30, nonostante il volo permettesse anche una mezz'oretta di sonno in più. 

Per non perdere tempo, alle 6 ero già a lavoro a discutere con Peter, collega ritrovato che appartiene al mio mondo prima dei figli, per poi continuare al campus con una serie di incontri per capire come strutturare questi sei mesi di consulenza.

Non poteva mancare il pranzo a base di injera, il piatto locale a base di tef, ma non sono riuscita a ritrovare il té speziato e zuccheratissimo che ricordo nei polverosi pomeriggi nella Rift. 
Ad ogni modo, la giornata è stata davvero proficua e intensa e, nonostante la sveglia mattutina (o quasi assenza di sonno?), la serata è terminata a casa di Giorgia, amica ritrovata dopo secoli, a chiacchierare di cosa avevamo fatto in tutto questo tempo.

Il mio soggiorno è breve, un po' perché oggi è venerdì e non sono certo qui per turismo del fine settimana, un po' perché tra la mamma a tempo pieno e la mamma in viaggio di lavoro ci deve essere una certa gradualità.


Da lunedì quindi si comincia sul serio con ufficio, computer, caffè e torno a casa e speriamo che non ci siano altri viaggi all'Aga Khan o troppe emergenze bambinesche e tutto fili (quasi) liscio e mamma riesca a fare tutto e continuare a sembrare una persona normale e non una pazza isterica che corre per Nairobi.

A pranzo riprendo l'aereo. La tipa del visto all'aeroporto mi ha guardato storto quando le ho detto che volevo il visto per un giorno e mezzo, ma io sono abituata a queste toccate e fughe, come per il matrimonio di mio fratello. E poi questa libertà (leggi: assenza di figli) mi rende un supereroe; posso fare il doppio delle cose, non ho bisogno di dormire...insomma un'anfetamina naturale!

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