Siamo stati al parco nazionale Aberdare.
Quello
in cui Elisabetta II fu incoronata regina quando Giorgio VI morì, come
citano tutte le guide, brochure, opuscoletti che parlano del parco.
Per essere precisi si trovava al Treetops
hotel, un hotel palafitta all'interno del parco, ovviamente superfamoso
e dai prezzi sostenuti; sul sito si può prenotare, ma non c'è traccia
dei prezzi. I casi sono due, o tutti conoscono i prezzi e non c'è
bisogno di ripeterli o prenota solo gente del tipo the sky is the limit.
Ovviamente noi rientriamo nella seconda categoria e non siamo stati al Treetops solamente perché i simapticoni non accettano bambini sotto i sette anni (a meno che non siano di sangue blu, credo).
Noi siamo stati al Sandai,
casa di Petra, signora di Stoccarda (guarda tu!) che sta in Kenya ormai
da un quarto di secolo e che ha messo su una struttura turistica molto
carina e molto ecologica.
Tutto
è ecologico al Sandai, dalle istruzioni su quando tirare o non tirare
lo sciacquone, alla quasi assenza di elettricità (vabbé, generatore
solo cinque ore - scarse - al giorno!).
E' stato forse un po' d'impatto per me (ovviamente non per Felix!), ma mi sono abituata velocemente.
Solita
sistemazione self-catering, ma questa volta abbiamo imparato che se c'è
il BBQ in fondo non serve avere una cuoca a disposizione e anche se
l'insalata senza frigorifero ne ha pesantemente risentito, siamo
riusciti a cavarcela da soli, con solo uno degli aiutanti che ci
accendeva il fuoco per avere la carbonella.
Il fuoco è stato molto apprezzato da Sveva e Filippo...
Putroppo
tutta quella vegetazione (a volte sembra di essere in montagna e in
effetti si raggiungono delle belle altezze...) nasconde molto bene gli
animali.
Abbiamo
disperatamente cercato di avvistare i ghepardi, stando incollati con
gli occhi a qualunque ramo abbastanza robusto e abbastanza orizzontale
da sembrare - a noi - comodo per un ghepardo, ma non c'è stato proprio
niente da fare.
Però gli elefanti li abbiamo avvistati.
Filippo adesso non dice solo Fante (anzi una cosa tipo 'ante perché la F ancora non gli viene bene), ma Grande Fante (Grande'ante) e devo dire che per un bambino di due anni è stato davvero molto buono, seduto sul suo seggiolino a guardare fuori per ore.
Sveva, dopo aver capito che non si sarebbero visti troppi animali, si è messa a disegnare e buonanotte.
Probabilmente nella stagione delle piogge, il parco è un'immensa fanghiglia, ma adesso è un polverone.
Quando
ci passi sopra con le ruote si alzano nuvoloni giganteschi, visibili a
distanza (giuro, non è uno scherzo, potevamo vedere dove passavano
altre macchine anche se erano nascoste da alberi e cespugli!).
E
la cosa peggiore è che il vento può cambiare, così all'improvviso o
semplicemente ti trovi una curva che ovviamente non puoi evitare,
quindi tutto il polverone che tu hai sollevato ti rientra in macchina e
non hai scampo.
Siamo
stati tutti intossicati (Filippo in più aveva il raffreddore...sì, il
solito raffreddore permanente che hanno tutti i bambini qui all'asilo
con ventotto gradi di temperatura dell'aria....cosa succederà quando
tornerà sul Lago dove mi dicono adesso nevica e siamo sotto zero??), la
macchina avrà bisogno di almeno quattro cicli di lavaggio accuratissimo
per non avere più quell'odore di polvere e i vestiti che ho lavato non
profumano di detersivo, ma di polvere...e adesso anche la lavatrice.
In
compenso, una volta scesi dalla macchina (dove si può) si trovano posti
bellissimi, come questa cascata (Chania Falls) dove ci siamo fermati
per il nostro picnic quotidiano.
Il secondo giorno abbiamo visitato una riserva privata, il Solio Game Ranch, che dicono i soliti opuscoletti, è stato praticamente il solo responsabile del ripopolamento di rinoceronti in Kenya.
Bianchi e neri, tanto per andare sul sicuro.
Il posto è bello davvero e al solito è sconsigliato andarsene in giro a piedi.
Gli
animali si vedono decisamente meglio e infatti abbiamo incontrato
giraffe, impala, zebre, waterbucks e gli immancabili facoceri (come
dice Felix se non si vedono facoceri non è un vero parco!).
Ad
un certo punto, alla ricerca frenetica di rinoceronti, abbiamo chiesto
ad un gruppo di rangers quale fosse il posto migliore per vederli e la
loro risposta è stata Li abbiamo visti poco fa. Seguite le nostre tracce e li troverete.
Abbiamo ringraziato entusiati e solo dopo un po' ci simao resi conto di non essere ancora proprio in grado di seguire le tracce.
Un po' come quella volta che chiesi la strada ad un pedone e lui non trovò niente di meglio da dirmi se non Segui quella Porsche.
Io ero su una Fiat uno....
Ad
ogni modo, li abbiamo trovati, gironzolando più o meno a casaccio e
facendo anche un vietatissimo (ma piccolo!) fuoripista quando ho
creduto di aver visto un leone.
Poi ci siamo fermati per il solito picnic, anche se questa volta non c'era un posto autorizzato per
cui è stato un pasto un po' agitato con Sveva che non è voluta uscire
dalla macchina per paura di essere mangiata dai leoni e dai ghepardi (e
l'unico risultato di aggiungere briciole di pane e pezzi di carota
sulla polvere dell'Aberdare), io che scrutavo l'orizzonte a est e Felix
a ovest, pronti a saltare in macchina all'arrivo di un qualsiasi felino.
Come
se quei felini ti dessero il tempo di prendere Filippo seduto
inconsapevole sulla coperta che ovviamente comincerebbe ad urlare a
bocca piena perché gli è caduta l'unica briciolina che non è riuscito a
farsi entrare in bocca, caricarlo in macchina e chiudere lo sportello
senza che lui infili una mano per farsela schiacciare, entrare in
macchina, uno da un lato e uno dall'altro, per cui uno dovrebbe fare il
giro e passare a dire ciao al gattone e impedire a Sveva di a)
urlare isterica perché c'è un qualunque animale che la può mangaire
oppure b) aprire il finestrino per vedere meglio cosa sta succedendo.
Insomma,
menomale che abbiamo incontrato solo un waterbuck che se ne è rimasto
buono buono per tutto il nostro pasto a guardarci, probabilmente
facendosi grasse risate vedendo me agitatissima che trangugiavo i miei
panini senza neanche guardare cosa stavo mangiando e intimando a tutti
di fare veloce.
Ci credo che la povera Sveva non voleva uscire dalla macchina.
Anzi, non so perché sono scesa io!
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