lunedì 9 gennaio 2012

One Tribe One Planet

Pensavo fosse una battuta del guardiano del parcheggio e mi sono messa a ridere. 
Poi ho capito che è davvero lo slogan del Tribe e che il guardiano del parcheggio ci credeva come in una religione.

Primo sbaglio.

Comunque sono entrata finalmente in questo fantomatico hotel per prenotare un tavolo al ristorante che non si chiama semplicemente ristorante del Tribe, ma ha un suo nome proprio: Jiko.

L'ambiente è degno di nota, le persone del ristorante gentilissime, menu interessante e prezzi non così esagerati come temevo.

Prenotato per le otto e mezzo, bimbi a nanna, tata davanti alla TV e genitori che se ne vanno alla chetichella, solito copione.

Arriviamo con almeno un quarto d'ora di ritardo e chiediamo di avere un tavolo fuori, bordo piscina, invece che dentro dove era già pronto.

Secondo sbaglio.

La cameriera che ci apparecchia il tavolo ci mette una vita solo per sistemare le posate, solo perché aveva dimenticato il righello, suppongo: ha allineato forchetta grande con piccola e coltello grande con piccolo con una precisione maniacale. Al millimetro.

Peccato che abbia sbagliato il lato. E visto che l'atmosfera era rilassata e lei era sorridente, ci siamo permessi di fare la battuta sul lato sbagliato.

Terzo sbaglio.

Ci ha messo un altro quarto d'ora a risistemare tutto. Dopodiché ci ha portato i menu con delle lenti d'ingrandimento dal design essenziale, accessoriate con tre tipi di luci, di cui una a ultravioletti, per leggere.
Ovviamente abbiamo cominciato a giocare con le luci e ci siamo dimenticati di scegliere per cui quando un'altra cameriera è finalmente arrivata per prendere il nostro ordine, non eravamo pronti.

Quarto sbaglio.

Nel frattempo è arrivato lo stuzzichino: tre salse e una vagonata di panini. Le salse si presentavano bene, ma avevano tutte lo stesso retrogusto e qualunque fossero gli altri ingredienti sembravano tutte a base della salsa agrodolce rossiccia e viscida del ristorante cinese.
Questo non ci ha impedito di finire la vagonata di panini.

Quinto sbaglio.

Nel frattempo avevamo ordinato un antipasto ed un secondo a testa, bicchiere di vino e acqua. Insomma, la nostra classica sequanza quando andiamo al risotrante.
Il vino è arrivato subito, l'antipasto è seguito a ruota e abbiamo spazzolato il tutto ad una velocità normale, direi.

E poi più niente, a parte la vista piscina, la brezzolina ed una coppia di italiani nel tavolo accanto. Cameriere che si alternavano nella corsa tra dentro e fuori con vassoi ricolmi di cose meravigliose, sfiorando il nostro tavolo come se fosse trasparente, ignorando i nostri sguardi sempre più affamati, ospiti che finivano la loro cena, chiedevano il conto e se ne andavano, il capo cuoco che si avvicina al tavolo di italiani accanto per sapere se la cena era stata di loro gradimento, la temperatura dell'aria che si abbassa sensibilmente e la brezzolina che si fa notare sempre di più.

Niente di niente.


Felix si è alzato, ha fatto un giro dell'albergo (solo gli esterni), è tornato, abbiamo chiacchierato, siamo rimasti in silenzio, ho minacciato di andarmene con una scena madre, lui mi ha fatto ragionare poi si è alzato per un secondo giro e finalmente è arrivato un cameriere con due mattonelle di pietra nera, rettangolari ,con sopra i nostri due secondi, decorati con un osso sbiancato (una costoletta di qualche bestia, vogliamo credere proveniente dalla lavastoviglie e non da un piatto appena riportato in cucina...).
Sceniche le mattonelle e scenica anche la mimica del cameriere che sembrava Filippo quando dice fuoco, don't touch. Poi abbiamo capito che era solo scena appunto perché le mattonelle non erano così tanto calde e soprattutto il cibo era freddino.

Dopo due ore di attesa ci siamo spazzolati il contenuto (il sostenuto?) delle mattonelle in tre minuti.


Nonostante la delusione abbiamo accettato nuovamente il menu (senza lucine stavolta) per dare un'occhiata ai dolci e siamo rimasti delusi, forse perché lo eravamo già, abbiamo chiesto il conto ci siamo incamminati verso il parcheggio un po' mogi.

Ok, il cibo poteva essere buono, davvero, se avesse dato l'impressione di essere stato preparato al momento e non abbandonato per un'ora da qualche parte nelle cucine e poi riscaldato al micronde e sicuramente la location è degna di nota (ed il posto è anche molto vicino a casa!), ma mi sa che passerà un po' di tempo prima che torniamo al Tribe.....pardon, al Jiko.

Sesto sbaglio?

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