mercoledì 7 novembre 2012

Bond Girl

Ok, ve lo dico.
Vi dico il vero motivo per cui siamo in Kenya.

Doveva essere un segreto, ma sono stata scoperta in maniera cretina scambiando email con un'amica, quindi ormai che è successo posso anche scriverci un post e buonanotte.

Il lavoro di Felix è una copertura.
Non per lui, per me.

In effetti lui crede che ci siamo trasferiti in Africa per il suo lavoro, ma in realtà è stato organizzato tutto molto, molto più in alto perché io potessi essere qui a Nairobi senza destare sospetti.
Nessun sospetto neanche con lui e, Caro, te lo dico adesso che sei in trasferta in Europa così hai tempo di digerirla!

In realtà Nairobi non è esattamente il posto dove avrei dovuto essere, ma vista la mia configurazione familiare ed il mio lavoro (no, non quello all'ospedale psichiatrico, il mio vero lavoro), Nairobi è il posto più vicino a dove dovrei essere.

C'è voluto un po' di tempo per diventare operativa; prima ci si sono messi di traverso alcuni grigiocrati europei (i colletti tristi e grigi addetti alla burocrazia) che hanno fatto slittare il trasferimento intercontinentale di copertura, non avendo la più pallida idea di cosa stavano ritardando, e poi alcuni problemi pratici (tre traslochi, due inserimenti all'asilo, un rientro intercontinentale per Natale) che sono stati risolti nel più breve e ragionevole tempo possibile tenendo conto che appunto non si dovevano destare sospetti.

La prima mossa operativa è stata quella di trovarmi un lavoro.

No, non il vero lavoro, quello finto, all'ospedale psichiatrico, che è appunto la mia copertura per poter sparire dalla circolazione dalle 8.30 alle 12.30 e dedicarmi al vero lavoro.

In realtà nell'ospedale psichiatrico non ci ho mai messo piede, se non per andare a trovare amici che ci lavorano e prendere un caffè con loro, però il post sul caffè è vero e quell'intruglio lasciato in infusione per due settimane ha davvero effetti collaterali notevoli.

La mattina preparo i bimbi, tra urla e richiami perché mi stanno facendo fare tardi, li carico in macchina, cantiamo la macchina del capo ha un buco nella gomma, canzoncina più che appropriata direi, li scarico a scuola e scappo via.

La Mercedes blu, piccolina, compatta, che non rende giustizia al glorioso marchio, in realtà è un bolide supersonico.

Strano che Felix riparandola così tante volte non si sia accorto che qualcosa non torna.
Caro, hai presente la spia che è fissa sul cruscotto e di cui non capiamo la funzione anche perché il libretto è in giapponese?
Ecco, quella è la spia per la funzione bolide supersonico.


La funzione bolide supersonico la uso soltanto quando sono ormai fuori Nairobi perché desterebbe troppi sospetti.

Dentro la città basta la targa rossa, la targa diplomatica, che in realtà non è per niente diplomatica e meno che mai una targa.

In realtà è un sofisticatissimo pannello solare a concentrazione capace di immagazzinare una quantità mostruosa di energia in brevissimo tempo e mandare messaggi in codice a SPAI (Satellite Per Acquisire Informazioni), attraverso i numeri olografici che la fanno sembrare una targa.
I diplomatici se la sognano!

Vivendo a Nairobi è stato necessario installare un piccolo gadget che non credevo utile, ma che si è rivelato indispensabile: i cattenpeist.
I cattenpeist sono degli avveniristici pistoni laterali telescopici, sottili come un ago da calzolaio, in lega di titanio, che riescono a tagliare (cat) i pneumatici dei fastidiosissimi matatu quando questi entrano a gamba  (ruota?) tesa nella corsia, e li neutralizzano.
Siccome però tutta questa storia doveva rimanere segreta, lasciare matatu con gomme squarciate ad ogni angolo non sembrava proprio una buona idea, così i pistoni in questione rilasciano, subito dopo il taglio, un potentissimo fluido trasparente a base di latte di Euforbia che incolla (peist) il pneumatico alla perfezione e quando il povero autista scende a vedere come mai ha bucato, in realtà non vede niente se non una gomma sgonfia perfettamente intatta.
Con quello che costano i pneumatici qui, figuratevi se potevo fare questo genere di danni!

La Mercedes non ha normali specchietti retrovisori come tutte le macchine.
La Mercedes ha un sistema di schermi olografici, tridimensionali tattili che mi permettono di controllare il normale traffico e vedere chi mi sta per superare (e fin qui...), individuare veicoli sospetti per taglia, colore, velocità e occupanti grazie ad un sistema ad infraverdi (no, non infrarossi, quelli sono preistoria), calcolare le intenzioni di guida di tutti i conducenti di mezzi motorizzati nel raggio di cinque chilometri attraverso un potentissimo algoritmo basato sulle onde celebrali dei delfini atlantici (quelli pacifici non sono abbastanza svegli...) e segnalare la presenza di pantegane nel sistema fognario.

Quindi, mentre la targa diplomatica dei tuoi sogni fa il pieno di energia e comunica tutti i dati base al satellite spia di cui tra parentesi né la CIA, né il KGB, né l'M6, né il Mossad sono ancora neanche minimamente riusciti a scoprirne l'esistenza, nel mentre io sfreccio fuori dal traffico di Nairobi.

Una volta in aperta campagna la funzione bolide supersonico può essere attivata e in circa cinque minuti, quattro e cinquanta se non sto ascoltando musica che mi distrae dall'inserire la funzione al momento giusto, la Mercedes schizza ad una velocità ben oltre la barriera del suono (e infatti non produce nessu rumore e nessuno se ne accorge) e io arrivo finalmente a destinazione.

Diciamo che per le nove meno un quarto generalmente sono sul posto di lavoro.
Che non è un ufficio, ma uno spazio diciamo un po' più aperto.
Molto di più.

L'Oceano Indiano.

Vabbé via, restringiamo un po'; non proprio al largo, diciamo più verso la costa.
Quella somala per la precisione.

Ecco, io tutte le mattine (a parte quando proprio non posso evitare di rimanere a casa, come domani che facciamo la pasta all'uovo con la tata...), me ne sto al largo della costa somala, sulla mia Mercedes che - già non ve l'ho detto! - ha anche la funzione sottomarino nucleare e faccio il mio vero lavoro fino alle dodici e quindici quando la riconfiguro da sottomarino nucleare a bolide supersonico e in quattro minuti e cinquanta (non ascolto musica al lavoro...) arrivo sulla Limuru road dove tolgo la funzione bolide supersonico per non destare sospetti e vado fino alla scuola tedesca a riprendere Filippo imbrattato di sugo di pomodoro e fango dal colletto della maglietta alla punta delle scarpe, lo carico in macchina, gli canto der Mond ist aufgegangen (di cui conosco solo il titolo e poi è tutto un mmh, mmh che però funziona...) e lo faccio sprofondare in una beata siesta profonda.

Il mio vero lavoro nell'oceano indiano?
Ah sì, do la caccia ai pirati, che i somali non chiamano pirati ma guardiacoste, e cerco di salvare il mondo dagli alieni che usano le onde lunghe per comunicare e coordinarsi per l'attacco al Pianeta Terra.

??

Dagli alieni?

Ok, questa la devo ripensare. Magari ne scrivo un altro di post con gli alieni.

(Questo post è dedicato a Lety che me l'ha ispirato...)

8 commenti:

  1. Il mio primo commento è stato: la mia amica laggiù si fuma qualcosa!!!!
    Me lo sono letta con gusto...e ho strabuzzato gli occhi per la dedica finale!!!
    Mi dirai esattamente dove trai l' ispirazione... Mia bond girl ;-))

    RispondiElimina
  2. Decisamente Deve trattarsi di Aspirazione e non ispirazione! Ahahah

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Giuro, non ho fumato, non ho bevuto e non ho sniffato niente di strano. Giuro!

      Elimina
    2. Vedi, allora a volte ci sono particolari doti naturali ;-)

      Elimina
  3. ...insomma..."True lies":-)...anche se la Curtis ti fa un baffo!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco, lo sapevo che plagiavo qualcuno! Succede questo a guardare troppa TV...

      Elimina
  4. ...ma una scappatina a Khartoum con il tuo bolide, non te la potresti fare per andare a trovare la tua mammina? ( tutto di nascosto chiaramente !)
    Bacioni


    Mamma

    RispondiElimina