giovedì 13 ottobre 2011

Equatore

Vivere a Nairobi  non aiuta molto a ricordarsi di essere in Africa.

Non fraintedetemi, non è certo come vivere sul Lago o a Milano; ci si rende conto di essere in Africa, ma non è proprio l'Africa che dico io.

L'Africa che dico io ha due aspetti, quello della natura più o meno selvaggia (dobbiamo ridimensionare le nostre vedute con due figli....) e quello degli agglomerati urbani veramente africani, non posti residenziali per espatriati come quello dove viviamo noi.

A questo punto, vista la vicinanza della scuola tedesca al castello, la presenza del Village Market con tutto le sue interessanti cosette da espatriati e il traffico che non mi permette di farmi un giro in centro ed essere sicura di tornare in tempo per riprendere Filippo a scuola, prima che diventi isterico e non dorma più per tutto il pomeriggio, raramente mi avventuro oltre Muthaiga (il posto più vicino al centro, dove vado a fare pilates...quando ci vado).

Per cui, appena si prospetta un finesettimana un po' più lungo, non vediamo l'ora di uscire dalla città e vedere un po' di Africa.

Questa settimana la scuola tedesca è chiusa (vacanze d'autunno, carini!) e ci siamo presi qualche giorno per esplorare ancora la Rift, ma questa volta ci siamo spinti fino al Monte Kenya.

L'idea originaria era Laikipia e mi sono buttata a capofitto in una ricerca google per trovare il lodge perfetto. Nei miei piani c'era anche un salto (una notte) al ranch di Kuki Gallmann che è aperto al pubblico.

Il pubblico in questione deve essere molto ricco, visto che i lodges a Laikipia vanno dai 499 ai 699 dollari a notte (magari ce n'è anche qualcuno più caro, ma mi ero stufata e non ho finito la ricerca).

Quindi, vista la mia totale incapacità di trovare una sistemazione che ci permettesse in futuro di fare anche altre vacanze, ci siamo rivolti alla solita agenzia che è di una professionalità spaventosa (non solo la tipa mi chiama per nome ripondendo al telefono, ma ha anche prenotato il lettino per Filippo senza che glielo chiedessi....).

Insomma, il risultato è che ci troviamo a Sweetwaters, un area di conservazione privata, in un campo tendato più abbordabile di un lodge (un po' più, non una follia...) e sicuramente più divertente per i bambini.

E in più si trova sull'Equatore.



La nostra tenda dà su una pozza d'acqua dove ovviamente arrivano un sacco di animali e Filippo e Sveva stanno impazzendo tra uccellini multicolore, un marabù che staziona regolarmente fuori dalla sala da pranzo con uno sguardo quasi umano, antilopi, waterbuks e una marea di facoceri.

 
I facoceri sono stati i primi animali che abbiamo visto entrando nell'area e dopo ventiquattr'ore non ci facevamo nemmeno più caso (a parte la Sveva che ogni tanto gridava un bufalo!).







Gli americani della tenda accanto, mentre stavo addormentando Filippo, compito non facile in una tenda, hanno fatto un tale casino, sbraitando cose tipo o mio Dio, o mio Dio guarda ce ne sono tre!, che quando sono finalmente riuscita a deporre il pupo nel lettino, sono uscita di corsa con la macchina fotografica aspettandomi per lo meno tre leoni.

Erano facoceri. E probabilmente i vicini di tenda sono di New York.

Ad ogni modo, stamattina, a dispetto di tutti quelli che ci suggerivano caldamente una guida per poter vedere i leoni, abbiamo incontrato prima una leonessa da sola sotto un acquazzone, poi una giraffa con sopra un uccellino e infine

una cucciolata di leoni che giocava e si rotolava beata dopo il temporale.

Il campo tendato è davvero carino e i bimbi apprezzano.

Ci sono molte cose da vedere e noi resteremo altri due giorni quindi spero che ce la faremo, anche se quando Filippo decide di dormire è meglio dargli retta

o l'intera giornata diventa un delirio.
Adesso il pupetto dorme e Sveva e papà sono andati a farsi un giro al santuario degli scimpanzé.

Ovviamente senza macchina fotografica, quindi non posso documentare, ma credo proprio che ci torneremo domani...

Starsene seduti fuori dalla tenda a guardare il laghetto e tutti gli animali che vengono ad abbeverarsi, senza bimbi intorno e possibilmente senza vicini americani urlanti, mi dà veramente il senso di quell'Africa che voglio esplorare.

Certo, non è Africa selvaggia, noi non siamo pionieri né tanto

meno Karen Blixen e sono consapevole che mi trovo in un campo tendato che appartiene ad una catena di hotel di un certo livello, ma credo che togliersi di dosso l'etichetta di espatriati e meglio ancora non fare cose da espatriati, sia un po' difficile.

Per lo meno fino a che non riusciamo ad agganciare un giro di non espatriati.

Ma ci stiamo lavorando....

2 commenti:

  1. da espatriata a turista....in fondo sei un viso pallido! ;-D ...divertitevi!

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  2. Mica tanto pallido sai? Vedrai che tintarella a Capodanno....

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