martedì 29 novembre 2011

The African version of...


Qui in Kenya è impossibile trovare rotoli maxi di carta igienica, tipo dieci piani di morbidezza e quelle cose lì.

Con il nostro ritmo, che credo nella norma, riusciamo a fare fuori una quantità incredibile di rotoli.

Impressionata dalla frequenza con la quale mi trovavo in mano il rotolo vuoto, ho cominciato a metterli da parte in attesa dell'idea geniale per farci qualche lavoretto (è l'influenza africana; sto mettendo da parte qualunque cosa possa lontanamente farmi pensare ad un minimo di reciclaggio...)

L'idea geniale è arrivata l'altro giorno, grazie a Patamà (non un'ispirazione, ma un vero e proprio copiaincolla rivisitato in chiave africana).

E così sono nati i gufetti di semi, che sto proponendo alla maestra di Sveva, (che è nella classe dei Gufi appunto) Ineke, sempre a caccia di idee gufesche.

Patamà, se vuoi hai un ingaggio come insegnante d'arte alla scuola tedesca di Nairobi....

martedì 22 novembre 2011

Zumba!

Ecco, ce l'ho fatta; sono riuscita ad organizzarmi (preparare la cena e lasciare Felix con i bimbi nel momento clou della giornata) e farmi coraggio (a posteriori posso dire che ce ne vuole...) e lanciarmi nella prima lezione di zumba.

La prima volta che ne ho sentito parlare è stato quasi un anno fa sul Lago, da Céline che ne era sempre più entusiasta dopo ogni lezione.

Credevo fosse un tipo di danza africana, che non è in realtà, ma devo dire che non mi attirava molto.

Beata ignoranza!

Poi, qui a Nairobi, ho visto l'annuncio di lezioni settimanali alla scuola tedesca. Praticamente il posto più vicino per fare un po' di movimento e mi sono detta  Perché no?

Bene, se volete fare zumba, fatevi prima un giro su YouTube, ma non scegliete uno di quei video con tutta gente superpalestrata, agilissima e coordinata al nanosecondo (a meno che non siate uno di loro...); sceglietene uno con gente normale.

Pensavo di morire. 

Ogni tanto mi intravedevo nello specchio (sistemata strategicamente in quarta fila, dietro la maestra di Sveva e accanto alla tipa più ciccia che ho trovato...), viola melanzana, mentre andavo completamente dalla parte opposta agli altri (effetto specchio e comandi dell'istruttrice in collisione...) e mi afflosciavo sempre di più sulle mie gambe. 

Un delirio.

Quando poi l'istruttrice ha detto che stava riprendendo tutto per YouTube, ho avuto un infarto (ci mancava comunque poco) ed ho cominciato a guardare freneticamente in giro per trovare la maledetta telecamera (individuata in una cosina rosa fucsia sullo stereo che poi si è rivelato essere un portachiavi, ma nel panico del momento, sapete com'è...).

Finita la lezione, l'unica cosa che riuscivo a pensare era Mai più.

Poi sono andata a pagare e l'istruttrice (come tutte le istruttrici del mondo; fanno un corso apposta per questo...) mi ha fatto i complimenti e le mie convinzioni hanno cominciato a vacillare.

Mi sono guardata intorno ed non ho visto tutte quelle pensionate che trovo al corso di pilates, ma comunque un sacco di persone molto normali ed ho cominciato ad avere dei ripensamenti (non tanti fino a comprare la tessera dieci ingressi comunque).

Vediamo se mi riesco ad organizzare anche il prossimo martedì....

Black Out

Da un po' di tempo a questa parte la nostra scheda sim Safaricom, qui a Runda, prende malino.

Promette una velocità spaventosa (comunque mai raggiunta...), ma che è sempre stata più che dignitosa, soprattutto se la paragono ai primi tempi sul lago (primi tempi; quattro mesi, in attesa che si decidessero ad allacciarci alla rete del telefono nazionale italiano...quattro mesi!), quando mi connettevo con la chiavetta USB e mentre aspettavo che si caricassero le pagine, mi facevo il caffé, leggevo due agine di un libro, facevo qualche telefonata (breve, d'accordo) e quasi quasi avevo anche il tempo di farmi le unghie.

Finalmente (!) la chiavetta africana si è adeguata a quelli che ci si aspetta siano standard africani.
E va più o meno a manovella.
In sensibile miglioramento però.
Mettete insieme questo indiscutibile ostacolo tecnico e la mia pigrizia più che assodata e capirete il perché dell'ultimo black out di questo blog.

In più siamo stati in vacanza per cinque giorni sul lago Naivasha che ha il vantaggio di essere vicino, cosa non di poco conto con due bimbi piccoli, e comunque pieno di cose da scoprire per noi che ancora non abbiamo battuto a tappeto la regione.

Invece di rivolgerci alla solita agenzia (non possiamo continuare per tre anni a rivolgerci ad un'agenzia, no?), Felix ha trovato un simpatico sito online che indica le disponibilità di una serie di cottages in giro per il Kenya.


E così siamo finiti al Lahai Cottage, di proprietà di un ex ufficiale della marina inglese che si occupa, tra una partita di golf ed una nuotata in piscina, di assicurare un minimo di pensione agli ex ascari kenioti fedeli a sua maestà prima dell'indipendenza (e per questo probabilmente ignorati dal governo keniota..).


E che tra una chiacchiera e l'altra ci racconta che Kabul è una città bellissima, specialmente in questo periodo e noi annuiamo come ebeti fino a che non capiamo che sta parlando di quella Kabul e non di una ridente cittadina inglese che lui pronuncia Càbul, dove sua figlia trentenne studia e si diverte.

E poi non dite che siamo noi strani ad essere partiti per il Kenya!



Il Lahai Cottage, oltre ad essere carinissimo, avere una vista spettacolare, una piscina che purtroppo non siamo riusciti ad usare, un giardino favoloso ed un orto che potrebbe sfamare mezzo Kenya, ha una peculiarità: il BBQ viene benissimo!

Tu dici che vuoi fare il BBQ alle 6.30 e ti trovi la carne da cuocere pronta su un piatto, tutta l'attrezzatura necessaria (forchettoni, pinze, etc...), le pannocchie pulite perfettamente senza neanche un filino (le compro con le foglie, eh, avete mai provato a pulire una pannocchia da tutti i filini??), la carbonella in quantità precisa per la carne che vuoi cuocere, alla temperatura perfetta per il tipo di carne e non devi fare altro che mettere tutto sulla griglia, controllare e portare in tavola.




Ah, la tavola si apparecchia e si sparecchia da sola ed eventuali altre pietanze di cui potreste sentire la necessità si cucinano da sole e sono pronte perfette per l'ora di cena.

Ok, va bene, non è magia...si chiama Jane, la cuoca a disposizione che arriva puntuale anche la mattina a rifare i letti e lavare le tazze della colazione e Peter il fuochista silenzioso.


Insomma, una meraviglia di vacanza!

sabato 5 novembre 2011

Vaffa

Sapevamo, venendo qui in Kenya, che i nostri bimbi sarebbero cresciuti circondati da animali che in Italia sono esotici e che molto probabilmente avrebbero invece considerato esotici animali che in Italia sono normali.

In effetti la frequenza con la quale si avvistano zebre da queste parti è impressionante (non a Nairobi, eh!).

Filippo quando sale in macchina fuori Nairobi comincia subito a guardarsi in giro e dice Fante, fante.

E' buffo come conosca poche parole (sempre di più comunque...) e passi con nonchalanche da una lingua all'altra, ma alcune parole gli vengono meglio in italiano e altre in inglese.

Quando vede il cartone del latte, con le mucche sopra, per esempio dice cow, non mucca. 
Appunto, la mucca la vede sul cartone del latte.....

La giraffa invece è l'animale che, insieme al Fante, lo affascina di più in questo momento.

Il problema è che se per Elefante dice Fante e non c'è niente di male, per dire giraffa dice Vaffa e questo può suonare non proprio bonton....

Bicycle Race

Finalmente è successo: Sveva ha imparato ad andare in bicicletta!

Non è stato facile e avevamo quasi perso tutte le speranze, dopo anni di biciclette senza pedali per abituarla (che non hanno sortito alcun effetto), monopattini a due e quattro ruote (tanto per abituarla a quelle cose tonde che rotolano...), ma alla fine il gran giorno è arrivato.

L'aveva detto Felix la prima volta che ha visto le foto degli esterni del castello: in questo vialetto la Sveva imparerà a pedalare!

E in effetti così è stato.

Adesso ha preso talmente il via che manca poco va a schiantarsi contro il Guardone che come al solito rimane lì a guardare senza muovere un muscolo e probabilmente non lo muoverebbe nemmeno per scansarsi se la Sveva gli finisse davvero addosso....

Filippo invece, giusto per emulazione, è finalmente riuscito a salire sulla moto che fino a stamattina era monopolizzata dalla Sveva.

Ecco, a ciascuno il suo!

giovedì 3 novembre 2011

Vintage


Ero al Muthaiga minimarket l'altro giorno, insieme a Carla, dopo la lezione di pilates (devo smetterla di fare pilates tre volte a settimana altrimenti non riesco più a fare niente altro e comunque non avrò mai il lato B di Pippa...), quando un tipa ci mette in mano dei volantini.

Avevo già notato il negozio della tipa, tale Lisa e classificato come robaccia, però il volantino parlava di una vendita di vestiti vintage.

Io adoro bazzicare per i mercatini delle pulci e i negozi dell'usato e ho sempre chiamato quei vestiti seconda mano, ma devo ammettere che vintage fa più scena.

Ad ogni modo, visto che qui non è proprio comune trovare cose ad un certo livello di vintage, mentre è invece facilissimo trovare cose di seconda mano se uno si avventura nei mercati del centro e visto anche che la Galleria di Lisa si trova, guarda caso, a Runda, due strade dopo la mia, mi sembrava inevitabile una capatina.

Mi si è aperto un mondo.

Ho provato una tonnellata di vestiti. Mi vergognavo come una ladra ad entrare nel camerino piena di roba, ma non riuscivo a smettere di aggiungere capi al mio mucchio. Per fortuna sono arrivata presto (cioé dieci minuti prima dell'apertura, che per altro era anche prima di quanto non sia normalmente qui a Nairobi...) e sono rimasta l'unica cliente per un po' ed ho potuto fare davvero il mio comodo, senza bisogno di sgomitare per qualcosa.

La Galleria, che poi è casa di Lisa, in sé merita; il garage davanti con almeno tre auto d'epoca in riparazione conquisterà il cuore del mio signor marito quanto prima, ma la quantità di abiti ed accessori è fenomenale.

Mai quanto le aiutanti di Lisa però; una serie di signore sudafricane (come lei mi è parso di capire), che sono venute apposta dal Sudafrica per aiutarla ad etichettare e sistemare i capi, abbigliate vintage dalla testa ai piedi, che stanno lì ad offrirti caffé e biscotti a bordo piscina e ti portano un paio di scarpe che su di te sono sicure sarebbero perfette anche se ti conoscono da cinque minuti.

Risultato: mi sono rifatta il guardaroba (incluso un vestito di Calvin Klein, nuovo, a venticinque euro....ok, non proprio vintage ma chisenefrega!), ho avvertito Carla che valeva la pena passarci e lei ci si è fiondata dopo nemmeno mezz'ora e domani  mattina ci torno con Raf.

Effetto Foresta

E vabbé, mettiamoci a scrivere!

Sto diventando sempre più pigra e le cose che succedono si accumulano giorno dopo giorno, tipo la pila delle cose da stirare e poi non so più da che parte cominciare...

Non che succedano grandissime cose, ma alla fine mi ritrovo a fare questi Rearder's Digest e capisco che faccia fatica leggerli (le mie statistiche del blog stanno crollando...aghhhh!).

  
Da circa una settimana (dieci giorni, via) sono circondata da vernici e pennelli; ho deciso di dare un po' di colore alle stanze dei bambini.

All'inizio volevo tappezzarle di kikoy (e per questo avevo fatto una prima incursione a Biashara street), poi mi sono resa conto che la cosa era impraticabile per una serie di validissimi motivi.

Allora ho lasciato sedimentare l'idea di interior design (e nel frattempo cercato di farmi un minimo di cultura sull'argomento, senza troppo successo....) per poi capitolare e rispolverare la solita cosa del cambiocoloreallepareti.

Ci ho messo circa cinque giorni solo per la stanza di Filippo e la cosa mi ha spaventato, ma poi mi sono ripresa con quella di Sveva: un giorno solo ed è venuta anche meglio!

 Adesso tutti e due sono tornati a dormire nelle loro stanze (che bello avere una stanza per gli ospiti!) e l'effetto è davvero bello.

Peccato che ancora debba rimettere a posto tutti i giochi, le zanzariere in modalità non provvisoria e soprattutto le tende alle finestre!

Già, le tende fanno parte del secondo capitolo del progetto interior design.

Ho comprato quasi un mese fa la stoffa e per ora l'ho solo tagliata. 
Prima aspettavo che Felix mi portasse la macchina da cucire (i vantaggi di viaggiare in business...Oltre alla macchina da cucire, nella valigia sono entrati anche quattro salami!). 
Poi ho trovato una serie di altre scuse qua e là e adesso mi ritrovo con le tende da fare di corsa....

Comunque, a parte le tende ed i dettagli le camere mi piacciono e visto il risultato ho deciso di decorare tutto il resto del castello (non proprio tutte le stanze anche perché il soffitto del salotto è alto sei metri!).

Finalmente poi posso dipingere come voglio io e non come dice Felix (lui dice con il rullo, cosa più che logica, a risultato garantito, ma io sono tradizionalista...se potessi scriverei il blog con la macchina di scrivere....). Il bello del pennello (che molti considerano un difetto direi) è che lascia le pennellate, ma ha me piace tanto quello che Felix ha definito Effetto Foresta.

Il problema maggiore che si pone non è tanto per le vernici ma per i pennelli; si fa fatica a (leggi è impossibile) trovare dei buoni pennelli ed è la prima volta che mi succede (giuro, non sapevo neanche potesse succedere...) che il pennello si consuma!

Ad ogni modo, l'effetto foresta si è fatto sentire anche al di là delle pareti delle stanze dei bimbi; non ho resistito ed ho mandato il mio primo curriculum (dopo secoli!) per un posto...al Word Agroforesty Centre.

Aspettiamo e incrociamo le dita...anche se ancora non mi sento proprio pronta per ricominciare a lavorare a tempo pieno!